Mondeox, la scarpa da montagna del futuro: «Innovazione e tecnica». Oggi 53 milioni di fatturato e mille dipendenti, ma tutto è partito dagli sposini operai

Lunedì 26 Febbraio 2024 di Edoardo Pittalis
Mondeox, la scarpa da montagna del futuro

Manuel Florian e Antonio Dus alla guida della “Mondeox” di Casella d’Asolo, tra le ditte leader per la realizzazione di calzature da montagna, militari e da caccia. «Abbiamo quattro stabilimenti in Italia, Ucraina, Albania e Romania».

Nella Montebelluna capitale mondiale della scarpa da montagna e a quel tempo anche il paese col più alto reddito d'Europa, l'operaio Maurizio Florian aveva imparato alla perfezione il montaggio e la moglie Maria Antonia si era specializzata nel taglio e nell'orlatura delle tomaie.

Così più di trent'anni fa decisero di avviare un'azienda di scarpe, il mercato tirava forte. Scelsero di chiamarla "Mondeox" perché alla signora Maria Antonia piaceva molto la parola mondo e al signor Maurizio quella "X" sembrava il timbro del moderno, quasi una patente internazionale.


 

Ogni anno un milione e mezzo di scarpe

Oggi dai calzaturifici Mondeox escono ogni anno un milione e mezzo di paia di scarpe. Un migliaio di dipendenti tra Casella d'Asolo, la Romania, l'Ucraina e l'Albania. Un fatturato di 53 milioni di euro, l'80% venduto all'estero. Calzature tecniche e da montagna, militari e da caccia: la consegna è chiavi in mano. Loro progettano e producono, il cliente personalizza col suo brand. Qualche esempio: la Beretta crea qui la sua collezione di calzature per la caccia; la Tecnica i suoi modelli per la montagna; a Diadora forniscono modelli esclusivi. L'azienda ha anche un suo piccolo brand, ha conservato il marchio "Lytos" il primo usato dai Florian.


 

Lo stabilimento nel Trevigiano

Con la Pedemontana arrivare nella Zona industriale di Asolo, parte integrante del distretto di Montebelluna, oggi è diventato più facile, il collegamento con le autostrade, con porti e aeroporti è stato notevolmente semplificato e accorciato. Alla Mondeox la prima e la seconda generazione convivono senza problemi: Maurizio, 63 anni, controlla la produzione e gli stabilimenti esteri; il figlio Manuel, 43 anni, dirige la base italiana ed è l'amministratore della società; la sorella Valentina, 32 anni, lavora in amministrazione. A consolidare la gestione, nel consiglio d'amministrazione siede Antonio Dus, 54 anni, di San Donà di Piave. Nella sede principale ci sono gli uffici tecnici, quelli di progettazione e il laboratorio, oltre ai magazzini per le materie prime e il prodotto finito.


 

Le fabbriche in Ucraina, Albania e Romania

In Ucraina e Albania i reparti dei semilavorati, in Romania il completamento del prodotto. Il numero più alto dei dipendenti è in Ucraina; segue lo stabilimento vicino all'aeroporto di Cluj in Romania.


 

Il papà che cominciò come operaio


«Papà Maurizio aveva incominciato a lavorare da ragazzo nelle fabbriche di scarpe dove ha appreso il mestiere del montaggio; mamma Maria Antonia era un'operaia specializzata nel taglio e orlatura delle tomaie. Quando hanno capito di essere in grado di fare da soli, sono partiti con una piccola azienda in un periodo nel quale in tutta la zona c'era molta richiesta. A Montebelluna c'era lavoro per tutti; spesso i grandi calzaturifici avevano bisogno degli artigiani e delle imprese familiari. Non c'era casa dove non si lavorasse per la scarpa sportiva. Marito e moglie si sono messi in società con lo zio Lorenzo che aveva una esperienza notevole nel settore: mamma seguiva l'orlatura, lo zio il montaggio e papà faceva muovere la fabbrica. L'inizio è stato in un capannone in affitto ad Altivole e il marchio col quale sono partiti si chiamava Lytos, manteniamo una collezione con quel nome».


 

E Manuel come si è avvicinato alla fabbrica?


«Ci sono praticamente nato, da bambino giocavo attorno alle macchine per cucire. Conosco benissimo questi profumi di mastice e il rumore delle presse. Ho sentito da piccolo il profumo della pelle, quello dei sintetici, dei collanti. Da ragazzo pensavo di fare un'attività diversa, di non lavorare per l'azienda di famiglia, ho fatto esperienze per qualche anno in altri settori. Poi a 18 anni papà mi ha convinto a entrare e ci sono rimasto. Per me era una strada forse segnata. Mi sarebbe piaciuto fare un percorso indipendente, ma mio padre mi ha offerto presto l'indipendenza come venditore e in breve sono stato inghiottito dalla fabbrica. Sono entrato nel 1999, mi sono dedicato subito al magazzino, poi sono stato spinto verso la vendita, verso i clienti. Non era così facile, ma quando riuscivi a chiudere i contratti avevi una grande soddisfazione e capivi che la tua azienda stava crescendo. L'esperto di produzione è sempre lui, lavora praticamente nelle fabbriche all'estero; mamma è rimasta in Italia, vedo che le cose funzionano e tutti assieme siamo cresciuti. I materiali vengono acquistati in Italia, i modelli sono fatti qui, i clienti vengono in Italia».


 

Quando è nata l'avventura romena? E quella in Ucraina?


«Nel 2001 lo zio e mio padre vanno in Romania e iniziano ad aprire piccoli laboratori, era il momento della delocalizzazione, il mercato e la lavorazione erano più competitivi. In breve si sono allargati mentre il mercato internazionale cresceva di anno in anno. Nel 2007 abbiamo aperto anche in Ucraina con i semilavorati di tomaia che venivano completati in Romania. Nel 2013 abbiamo avuto la certificazione per produrre per i brand con una licenza Gorotex, la membrana che rende impermeabile le scarpe. Due anni dopo è entrata in funzione in Romania la prima macchina a iniezione di poliuretano diretto su tomaia ed è stato l'inizio di una nuova gamma di prodotti con nuova tecnologia. Ma tuttora facciamo l'incollato a mano, una parte della fabbrica continua con l'artigianalità. In pochi anni con nuove macchine è aumentata la produttività».


L'azienda era tutta Florian fino all'estate, poi è entrata una società di capitale, la Eulero, con famiglie imprenditoriali. È stato fatto per consentire l'ampliamento necessario in una fase di crescita costante da cinque anni: nel 2020 il fatturato era di 8 milioni, l'anno dopo di 37 milioni, oggi punta ai 60. L'idea di espandersi ormai richiedeva l'apertura al capitale di soci esterni. Così come bisognava adeguare l'organizzazione alla nuova dimensione. In questa fase è entrato Antonio Dus.


 

Qual è il suo ruolo nell'azienda?


«Sono un tecnico delle fasi del processo di produzione, dall'arrivo del materiale all'organizzazione della linea. Entro in questa fase come consigliere indipendente per supportare il passaggio di crescita. Con Manuel ci conosciamo da vent'anni, accompagnare questo percorso mi piace: io curo soprattutto la parte commerciale, lui la parte produttiva. Abito ad Asolo da più di vent'anni e ho cominciato con una società di consulenze, poi sono entrato nel mondo calzaturiero di Montebelluna con gruppi importanti, anche alla Tecnica dove per sei anni ho fatto l'amministratore delegato. Adesso il mio ruolo è accompagnare aziende nel settore che conosco bene, quello della calzatura da sport e da montagna. Mondeox vuole diventare punto di riferimento per produzioni europee in termini di innovazione tecnologica, in modo che i brand che si affacciano alla calzatura trovino chi fornisca tutti i servizi legati alla nascita di una collezione. Vengono da noi e trovano tutto: noi proponiamo la storia, la grande esperienza quarantennale nello sviluppare e produrre calzature. Puntiamo anche alle catene dei negozi che hanno il loro brand. A chi produce devi dare in mano tutto, dal materiale al resto, e seguirlo».


 

Com'è il mercato della scarpa oggi?


«C'è stata un'euforia post-Covid di vendite e di acquisti in tutto il mercato, adesso per una situazione finanziaria legata anche al costo del denaro, c'è un rinvio dell'acquisto. Ci vuole tempo perché il canale consumi tutto quello che è stato prodotto, ma credo che già in estate si torni ai ritmi normali. Certo ci sono le incertezze legate alle guerre, ai problemi economici e commerciali che determinano. C'è sicuramente per noi il problema della produzione in Ucraina».

Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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