Bufera sulla deputata trevigiana Pd Rachele Scarpa: «Da Soros non ho mai ricevuto nulla, tutti i nostri finanziamenti sono tracciati. Nessuna norma violata»

Domenica 21 Aprile 2024 di Paolo Calia
La deputata dem Rachele Scarpa mentre entra a Montecitorio per la prima seduta

TREVISO - È stato un risveglio strano per il Pd trevigiano travolto, a sua insaputa, dal caso “Soros”. La notizia che l’associazione Agenda, fondata tra gli altri dalla deputata trevigiana Rachele Scarpa, ha ricevuto quasi un milione di euro di finanziamenti dalla fondazione svedese Democracy & Pluralism vicina al magnate ungherese George Soros, ha scosso e non poco. Niente di illecito, nulla di illegale. Anzi: ogni singolo centesimo è stato dichiarato e tracciato. Ma a fare impressione è stato l’accostamento tra la giovane parlamentare trevigiana a uno degli uomini più ricchi del mondo, spesso accusato di influenzare i processi democratici. Scarpa però si difende con la forza degli argomenti: «Mai preso niente da Soros - dice - del resto l’associazione Agenda, tramite la sua Presidente, ha già smentito nettamente di avere rapporti o di aver avuto finanziamenti per le sue attività da George Soros».

IL MECCANISMO

Nessun bonifico è arrivato dal conto corrente del magnate a quello della parlamentare. A staccare gli assegni per “Agenda” è stata invece proprio la “Demokrati Pluralism Stiftelsen” (Democracy & Pluralism in inglese), guidata dall'imprenditore Daniel Sachs, vice chair della Open Society, fondazione che fa capo a Soros. E da “Agenda” Scarpa ha ottenuto 24mila euro per la campagna elettorale del 2022. Tutto debitamente dichiarato. E lei ammette: «Nessun problema a confermare che nella campagna del 2022 e nei termini di legge previsti ho avuto, come molte e molti altri candidati del campo progressista, un sostegno dall’Associazione Agenda sostanzialmente in servizi come ad esempio video, gestione dei social e affiancamento. Ovviamente è tutto tracciato, tutto trasparente e rendicontato alla Camera dei Deputati fino all’ultimo centesimo, come previsto dalle norme, che poi è il motivo per cui siamo qua a parlarne: sono atti e documenti pubblici e previsti, giustamente, per tutte e tutti i candidati».

L’ASSOCIAZIONE

Scarpa non nega nemmeno l’appartenenza ad Agenda: «È un’associazione italiana della quale sono un’iscritta da prima di essere deputata - dice - la cui mission è quella di sostenere nel nostro paese e in Europa politiche di valorizzazione delle donne e della rappresentanza femminile e femminista, oltre a sostenere le battaglie sui diritti e contro le discriminazioni di ogni tipo. Lo fa con formazioni rivolte in particolare ai più giovani, ricerche e studi, e anche con sostegni sul campo di tipo consulenziale che per le norme italiane vanno dichiarate quando riguardano una candidata o un candidato». Tutto in regola insomma: «Il finanziamento all’impegno politico in Italia è previsto e segue regole precise, come in questo caso». E il nome Soros? «Io non ho mai ricevuto niente da Soros e anche l’associazione ha smentito». Resta il nodo della fondazione svedese ma Scarpa ribatte: «Come si sa, tra le altre cose io mi occupo molto di marginalità estreme, di discriminazioni di genere, di diritti civili, sociali e razzismo, di diritti dei detenuti e delle comunità marginalizzate e minoritarie, e su questi temi non c’è la fila di realtà pronte a sostenere la politica e i partiti». Quindi ben venga l’aiuto da parte di Agenda: «Non ho nulla contro il finanziamento legale alle comunità politiche e all’impegno politico, ognuno in questo campo e stando alla legge sceglie da chi farsi sostenere liberamente. Personalmente ho accettato questo sostegno perché erano chiare ed espresse da parte di chi lo garantiva le ragioni, gli scopi e il sistema valoriale di riferimento così come le modalità, di completa e assoluta regolarità e trasparenza». E chiude: «Preferisco così piuttosto che ricevere sostegni da parte di realtà imprenditoriali e soggetti che hanno forti e legittimi interessi nel nostro territorio e che, dato i temi di cui mi occupo, sinceramente nemmeno mi cercano Questo senza nulla togliere al fatto che il finanziamento alla politica in Italia è un fatto normale e ordinario, quando si svolge nel rispetto delle norme».

Ultimo aggiornamento: 11:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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