Massacra di botte la fidanzata nel suo appartamento di Treviso: condannato a sette anni il deejay della Fonderia

Venerdì 30 Giugno 2023 di Valeria Lipparini
Massacra di botte la fidanzata nel suo appartamento di Treviso: condannato a sette anni il deejay della Fonderia

TREVISO - Ha massacrato di botte la fidanzata al culmine di una lite. Colpendola con calci e pugni. Josè Yeico Rodriguez Ramirez, il deejay dominicano 37enne, titolare dell’Aqualounge di via Fonderia è stato condannato ieri, in tribunale, a 7 anni di reclusione in abbreviato per lesioni aggravate e rapina. 
Riqualificata l’accusa che era stata formulata come tentato omicidio e che aveva portato il pubblico ministero Barbara Sabattini a chiedere 14 anni di reclusione.

Condannato anche a una provvisionale di 20mila euro e al pagamento di una multra di 1600 euro. Il risarcimento del danno sarà quantificato in sede civile.

I fatti

I fatti risalgono allo scorso 18 dicembre e si sono consumati in un appartamento di una palazzina Ater a San Pelajo. I rapporti tra i due erano sempre stati burrascosi. Quella domenica mattina, però, al culmine dell’ennesima lite il 37enne si è accanico sulla barista 27enne e anche sulla coinquilina colombiana che era intervenuta per difenderla. Le due avevano trascorso la nottata proprio nel locale gestito dal dominicano. Verso le 7.30 le due amiche erano tornate a casa a riposare. Mezz’ora dopo il 37enne ha suonato il campanello: «Sono io, apri». Quando però le due inquiline lo hanno accolto in casa, si è scatenato l’inferno. «L’ha presa a calci e pugni, senza dire una parola. L’ha colpita alla testa e alla pancia». «Non volevo farle male né tanto meno ucciderla: abbiamo litigato perché lei voleva una relazione stabile ma io no. La discussione è degenerata» erano state le parole del deejay, difeso dall’avvocato Alessandra Nava, nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto. Ieri l’avvocato Nava, nel corso dell’udienza, davanti al gup Cristian Vettoruzzo, ha fatto presente che «Ramirez non ha dimostrato la volontà omicida per una serie di motivi». Ne ha elencati una decina tra i quali il fatto che la lite era avvenuta alla presenza dell’amica, quindi con testimoni, che il 37enne non era armato, che la fidanzata è fuggita dalla porta lasciata aperta. «E lui si è allontanato ed è andato a casa sua a Preganziol dove è rimasto vestito con gli stessi abiti e le stesse scarpe rosse che aveva al momento della lite». La vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Francesco Murgia che ha chiesto un risarcimento danni per 50mila euro. L’avvocato Murgia sottolinea: «La sentenza è da rispettare, mi riservo di valutare se presentare appello alla luce dei criteri sposati per escludere la presenza di atti diretti a cagionare la morte della mia assistita. Il dato certo è che lei è stata seriamente in pericolo di vita, lo hanno detto la consulenza tecnica del pm e i sanitari dell’ospedale di Treviso. Ha riportato lesioni renali ed epatiche capaci di provocarne la morte. Leggerò nelle motivazioni della sentenza come tutto questo possano essere lesioni e non tentato omicidio».

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