I Tanto par ridare scendono dal palco: un abbraccio lungo trentaquattro anni

Tre serate con il tutto esaurito al Sociale per Brancalion, Canto, Cervati e Lazzarini per aiutare la Croce rossa

Martedì 14 Maggio 2024 di Nicola Astolfi
I tanto par ridare
ROVIGO Ci sono momenti in cui uno sguardo può riassumere 34 anni. È quello che si sono scambiati Massimo Brancalion e Luca Lazzarini sul palco del Teatro Sociale domenica nello sketch di "Bella senz'anima", scelto - in controtendenza - per aprire l'ultimo spettacolo dei Tanto par ridare. Massimo si toglie il finto camice da medico e mostra un'audace lingerie da donna. E così inizia a inseguire Luca che, a dispetto del finto gesso alla gamba diventa antilope Springbok per fuggire alle attenzioni di chi gli urla in playback "E adesso spogliati" - e certo non per accertamenti diagnostici -, sulla musica del brano di Riccardo Cocciante. Prendere "Bella senz'anima" per iniziare, davanti al terzo tutto esaurito nelle tre serate consecutive al Teatro Sociale organizzate dalla Polisportiva San Pio X, per l'addio alle scene intitolato "Come ca te go fato a te désfo!", e per raccogliere fondi a favore del Comitato di Rovigo della Croce rossa italiana, è stata la quadratura del cerchio per il gruppo di cabaret più amato in Polesine. E non solo.
SPLENDIDA AVVENTURA
Perché "Bella senz'anima" è da dove tutto è iniziato, 34 anni fa. Quando Massimo Brancalion vinse insieme a Luca Lazzarini un'edizione paesana de La Corrida alla Fiera di Grignano. Da quella sera del 1990 alla scorsa domenica sera, Luca Lazzarini, Massimo Brancalion, Beppe Canto e Marco Cervati - i Tanto par ridare - hanno continuato a riempire piazze e teatri, regalando sempre sorrisi. Anche a chi ha più bisogno, con la solidarietà. "Quanti like? Quante view? Quanto tempo sono stati TikTok trend?" sono le domande che Alessandro e Lorenzo Lazzarini fanno sul palco a proposito di "Bella senz'anima". I figli tracciano così la distanza generazionale dall'esordio all'Agosto Grignanese. Ma è una distanza che colmano subito queste parole: «Questo non è un addio. È un abbraccio». E ha pure una costante: «In 34 anni non è mai cambiata la voglia di divertirsi e far divertire». È questo il segreto dei Tanto par ridare, che iniziano così a mettere in fila la carrellata di personaggi e canzoni per l'ultima serata insieme sul palco. «Ci siamo detti: facciamo una selezione, una scaletta ridotta perché lunedì si va a lavorare. Poi ci ha chiamato Amadeus per dirci che, a suo parere, è lunga». 
L’ABBRACCIO
E così sono arrivati El mago Ombre, che "con 'na ombra de Recioto vede el futuro sul fondo del goto", interpretato dal comico diretto e ruspante Marco Cervati. Poi la prima imitazione del genuino e poliedrico Beppe Canto, che per mettere nel mirino Julio Iglesias, e cantare insieme al pubblico "Se mi lasci non vale", stavolta passa attraverso Marco Mengoni e Marlon Brando nei panni del Padrino. E quindi, uno dei mille volti dell'istrionico caratterista Massimo Brancalion: Galina Spacalova. "Lui Dante, io badante", dice, indicando Cervati in sedia a rotelle, che intanto rischia più volte di cadere nella buca d'orchestra, seguendo il copione e il declivio del piano scenico. L'imitazione di Loredana Bertè in "Pazza" è talmente contagiosa che anche a Luca Lazzarini spuntano (per poco) i capelli blu. Ma poi, è già tempo di volare in Messico a tempo di Carosello e de "El Dindondero", e di tornare subito in Veneto con "il vegano pentito": «Vive sotto scorta, anche se alcuni di noi lo vorrebbero sotto chiave». Sul palco non c'è niente che faccia pensare all'addio alle scene, tranne le magliette dei tecnici con il titolo "Come ca te go fato a te désfo!", e i messaggi che arrivano su whatsapp: "Dai, po' a fe' come i Pooh: la reunion!". Perché tutte le cose belle finiscono, e quelle bellissime ritornano. E allora arriva il momento per Beppe Canto di vestire i panni di Renato Zero per "I migliori anni della nostra vita". Solo che stavolta a cantarla c'è anche Massimo. E poi Marco. E infine Luca. La cantano tutti insieme, con la platea, i palchi e il loggione. Anche quelli lassù in alto, che Lazzarini a inizio spettacolo aveva apostrofato: «Ciao poveri! Si vede? C'è riflesso?!», a proposito della distanza, e degli effetti delle potenti luci di scena sulla calvizie. Il tributo a Renato Zero, e ai Tanto par ridare, è completo a fine canzone con una delle frasi che ha reso celebre la rockstar. Frase che diventa "Non dimenticateci eh!". E che però, annuncia solo l'intervallo: vuoi vedere che aveva ragione Amadeus? Ad aver ragione, invece, sono due messaggi. Un whatsapp dal pubblico: "Grazie per questi anni di risate. Ci mancherete un sacco". L'altro è il "Grazie" dei Tanto par ridare: proiettato a lettere cubitali nel finale, come sfondo per salutare 34 anni sul palco.
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