Sanità, Boccia: «L'intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato»

Lunedì 27 Gennaio 2020 di Alda Vanzan
Sanità, Boccia: «L'intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato»
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Politicamente sono distanti anni luce. Uno, Luca Zaia, governatore del Veneto, è esponente di spicco della Lega che non vede l'ora di scalzare il governo giallo-rosso di Giuseppe Conte; l'altro, Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, uomo del Pd, oltre a trovarsi tra le mani il dossier dell'autonomia, ha anche il compito di analizzare ed eventualmente impugnare le leggi delle Regioni. Esattamente quello che ha fatto con tre norme del Veneto in materia di sanità. Eppure, tra i due non volano coltelli. Zaia è stato il primo a usare il fioretto della diplomazia («Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»). E il ministro ha accettato la mano tesa: «L'intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato. Bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi».

LA CONDIVISIONE
Le norme del Veneto contestate dal Governo quelle della legge del 25 novembre 2019 riguardanti l'assunzione dei medici specializzandi, la perequazione degli stipendi ospedalieri e l'esonero del personale che già opera nella sanità veneta dalla preselezione concorsuale. «L'obiettivo della norma della Regione Veneto, impugnata dal governo, sull'adeguamento degli stipendi per l'azienda ospedaliera universitaria di Padova è assolutamente condiviso - dice il ministro Boccia - Tuttavia, è molto radicato in diverse amministrazioni centrali il dubbio che l'articolato regionale, come formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che nella stessa seduta del Cdm abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia. Non si bloccano gli aumenti di stipendio ma si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato confligge con previsioni normative di rango superiore e, addirittura, costituzionali». Il ministro ammette: «Purtroppo la legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull'autonomia questo problema sarebbe superato. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili».

LA PROPOSTA
Boccia puntualizza: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. Lo dico battendomi da anni sulla necessità di leggi di bilancio pulite e coerenti». Collaborazione, dunque? «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproca e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione - dice Boccia - Intanto questa polemica non ha alcun senso perché la legge regionale resta valida nel nostro ordinamento e, qualora davvero, nel contestarla, il governo non ne avesse colto correttamente la portata, la Corte Costituzionale, con il consueto rigore che la contraddistingue, rigetterebbe il ricorso proposto. Ma, essendo davvero il governo ben predisposto al dialogo, confermo la disponibilità ad un tavolo di confronto per valutare la possibilità di individuare soluzioni condivise per risolvere il problema ben prima della decisione della Corte e, magari, scongiurandola».
Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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