Chi ha varcato la soglia di una farmacia del Friuli Venezia Giulia magari con due linee di febbre o un po’ di tosse se ne sarà accorto: non è più così facile trovare immediatamente a disposizione le medicine “classiche”. Capita sempre più spesso di sentirsi rispondere dal farmacista di turno di tornare il giorno successivo.
IL PROBLEMA
Mancano le medicine in farmacia, gli scaffali sono sempre più spesso vuoti. «È vero - conferma Innocente - siamo in difficoltà sui farmaci più comuni. Il picco c’è stato questa estate, ma anche adesso riscontriamo questo problema. E il Covid c’entra sicuramente». La coda della pandemia, quindi. Sempre più persone, una volta riscontrata la positività al tampone, seguono ormai un protocollo standard: antipiretici per abbassare la febbre, antinfiammatori e ibuprofene per il mal di testa e i dolori. È i Covid che si “normalizza”, ma per le farmacie è un problema. «Facciamo un esempio - illustra Innocente -: di solito durante la bella stagione vivevamo un crollo della domanda di questo tipo di farmaci. Quest’anno invece è successo l’opposto: c’è stato un picco, e le difficoltà le viviamo ancora oggi. Ci sono medicine che non si trovano, perché le aziende produttrici non si sono allineate alle richieste del mercato. Ci vuole tempo e non ne hanno avuto, così le scorte sono scarse. Mentre la richiesta è monstre». È in netto aumento, ad esempio, anche la domanda di prodotti contro le difficoltà respiratorie. Si tratta di farmaci nuovi, che prevedono una somministrazione molto più comoda rispetto al passato. «E i medici - prosegue il vertice di Federfarma - ne prescrivono sempre di più. Il risultato? Non si trovano più i prodotti e facciamo fatica ad accontentare i clienti».
LA MAPPA
Le difficoltà maggiori si riscontrano ad esempio sull’ibuprofene. È il principio attivo più comune per lenire i sintomi del mal di testa e dei dolori in genere. Di marche ce ne sono ormai a decine, ma la crisi riguarda tutte le farmacie e tutte le case produttrici. Colpa in questo caso dell’onda lunga delle richieste che si sono impennate in estate e che continuano ad essere molto alte anche in autunno. Al secondo posto i farmaci che come obiettivo hanno quello di abbassare la temperatura corporea in caso di febbre alta. «Dev’essere riorganizzata tutta la produzione - prosegue Innocente - e non saranno tempi brevi». I disagi, insomma, si dovranno sopportare ancora per diverso tempo. E il problema non riguarda solamente il mondo degli adulti. Ultimamente nelle farmacie del Friuli Venezia Giulia non si trovano nemmeno molti prodotti dedicati ai bambini. «Si sta verificando un’impennata delle richieste - conferma il leader di Federfarma - per quanto riguarda i farmaci che combattono la febbre nei più piccoli. Le aziende sono costrette a rincorrere il mercato e si verifica un intasamento mai visto prima nel nostro settore». Una situazione che a gennaio, con la convivenza tra Covid e influenza tradizionale, potrebbe perfino peggiorare.