Anziana 92enne morta da venti minuti, il fegato trapiantato funziona: è record mondiale

Giovedì 25 Gennaio 2024 di Nicoletta Cozza
Il dg Dal Ben e l'equipe che ha effettuato il trapianto

PADOVA - È un uomo, ha 54 anni e sta bene. Conduce una vita normale, come aveva sognato da quando si era ammalato. A consentirgli di tornare in salute è il fegato nuovo che gli è stato trapiantato a dicembre, prelevato da una donna di 92 anni, il cui cuore era fermo da 20 minuti. L'intervento effettuato nell'Azienda Ospedaliera di Padova è all'insegna dei record, essendo il primo al mondo con espianto da un'ultranoventenne in morte cardiocircolatoria da 1.200 secondi: in letteratura non esistono casi di donatori over 90 con muscolo cardiaco non battente. Un percorso complicato che implica l'utilizzo delle macchine da perfusione per far funzionare l'organo prima dell'impianto, ma soprattutto una grande esperienza clinica essendo in Italia il tempo di accertamento del decesso più lungo che altrove: 20 minuti appunto, contro i 2 dell'Australia, o i 5 di Francia e Inghilterra, lasso che se garantisce la certezza del trapasso, però implica un periodo più lungo di mancata irrorazione sanguigna. Tutto è andato bene e il paziente è stato dimesso dopo 18 giorni.
L'età, quindi, non rappresenta più una limitazione alla donazione d'organo, fattore importantissimo perché a Padova sono 133 i malati in attesa di un fegato nuovo, con rischio di mortalità pari al 5,3%. La rilevanza di tale trapianto, sul quale a fine anno era intervenuto con un plauso il governatore Luca Zaia, è stata illustrata ieri dal dg Giuseppe Dal Ben e da 4 luminari che hanno contribuito al successo: Umberto Cillo, direttore dell'UOC Chirurgia Generale 2; Demetrio Pittarello, che guida l'UOC Terapia Intensiva Cardiochirurgica; Vincenzo Tarzia, referente ECMO dell'UOC di Cardiochirurgia, e Federico Rea, direttore del Dipartimento di Chirurgia.

GLI SPECIALISTI
E entrare per primo nel merito è stato Pittarello: «Quando ci sono situazioni cliniche complesse che non lasciano speranza serve uno sforzo per accompagnare i familiari verso la scelta della donazione. I medici, poi, devono essere capaci di valutare il paziente per capire se è un potenziale donatore nel momento in cui vengono sospese le terapie che risulterebbero solo un inutile accanimento».
Cillo, invece, ha aggiunto: «Considerata la difficoltà di reperire organi da impiantare, e visto che oggi si vive più a lungo e in buona salute, fondamentale è utilizzare quelli prelevati da persone anziane che stanno bene: il fegato della 92enne, infatti, garantirà lunga vita al ricevente, perché era sano e vitale. Per determinarlo, però, serve tanta esperienza, sia nella perfusione per farlo ripartire, sia nel valutarne l'efficienza per stabilire se può riprendere a funzionare una volta reimpiantato. Solo chi lavora in un grande ospedale dove si fanno numeri record è attrezzato. Certo, il problema è che in Italia l'osservazione a cuore fermo deve durare 20 minuti, mentre altrove è ben diverso, e ne bastano 2 a modificarne la qualità. Infine va evidenziato che molte persone in attesa di un fegato nuovo sono affette da neoplasia».
Tarzia, ha poi aggiunto: «A Padova si utilizza l'ECMO, la macchina cuore-polmone, su bambini, adulti e anziani, e quindi l'esperienza è vasta. Ogni macchina costa circa 35 mila euro e sarebbe importante diffonderne sul territorio l'utilizzo, attrezzando anche le ambulanze tradizionali, in modo da salvare un maggior numero di vite. La Cardiochirurgia patavina assicura il suo impiego 24 ore al giorno, per l'intera settimana».
Infine Rea ha puntualizzato: «Per garantire in futuro l'eccellenza raggiunta, dato che i finanziamenti dello Stato sono sempre più bassi, occorre ripensare la rete ospedaliera italiana: ogni regione deve avere pochi centri di eccellenza con ottimi professionisti, come quelli di Padova, e strumentazioni all'avanguardia.

In sanità "uno non vale uno", perché esperienza e casistica fanno la differenza. Il modello padovano è vincente anche perché il paziente resta in carico ai chirurghi dall'inizio alla fine e un altro punto di forza è la multidisciplinarietà».

I NUMERI
Il 2023 è stato l'anno record a Padova per i trapianti: 452, 76 in più rispetto al 2022: 130 di fegato (il numero più alto in Italia), 50 di cuore, 54 di polmone, 188 di rene, 15 di rene e pancreas, 1 di pancreas, 2 di insule pancreatiche e 12 di rene pediatrico. Due date poi sono passate alla storia: l'11 maggio, quando è stato effettuato da Gino Gerosa il primo trapianto di cuore da donatore in morte cardiocircolatoria, e l'11 luglio in cui, cosa mai verificata in precedenza, due pezzi di fegato prelevati da donatori viventi (nipoti) sono stati impiantati da Cillo su un unico ricevente (la zia).
 

Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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