Coni Veneto, Gianfranco Bardelle: «Olimpiadi, un'occasione d'oro per il nostro sport»

Lunedì 27 Gennaio 2020 di Edoardo Pittalis
Coni Veneto, Gianfranco Bardelle: «Olimpiadi, un'occasione d'oro per il nostro sport»

Ogni dieci veneti c'è un atleta: sono 487.915 su 4 milioni e 900 mila abitanti. Il Veneto è, dopo la Lombardia, la regione più sportiva d'Italia per numero di praticanti e di società, per impianti. Il calcio fa la parte del leone, uno ogni cinque. Nella classifica dell'indice di sportività dei capoluoghi di provincia, Treviso è al quarto posto davanti a Trento e Trieste. Nelle prime trenta ci sono quasi tutte le città venete, è appena sotto Belluno, in basso soltanto Rovigo. 

Lo sport è un mondo enorme sul quale poggia un grande tessuto industriale: tremila le imprese venete del settore. Stanno per piombare come cicloni benefici le grandi occasioni dei Mondiali di sci e delle Olimpiadi invernali. Ma il governo dello sport aspetta ancora che la politica decida cosa fare. Siamo in alto mare, non si capisce se lo sport sul territorio sarà gestito dal Coni nazionale o da Sport e Salute che è una società per azioni. Io sono stato eletto dal popolo dello sport con altri sette, tra i quali il campione olimpionico Rossano Galtarossa, per gestire la presenza dello sport nel Veneto e ora non so chi stabilisce le regole. La politica non sa essa stessa cosa fare, Sport e salute è senza vertice e non si trova chi possa dare nuove indicazioni al Coni sui fondi da gestire, dice Gianfranco Bardelle, padovano, 79 anni, presidente del Coni del Veneto dal 2006. Dopo le Olimpiadi di Tokio passerà la mano: Ma non so se sarà piena o vuota!. Il Coni lo ha appena insignito del collare d'oro al merito sportivo, accanto alla Pellegrini e a Bebe Vio.

Fino al 2000 per garantire lo sport italiano c'era il Totocalcio, in anni di boom della schedina il Coni faceva il pieno. Poi il Totocalcio ha chiuso, sconfitto da Superenalotto con vincite mostruose e da scommesse online giocabili a tutte le ore. Così lo Stato è intervenuto con una legge che assegna allo sport 440 milioni di euro, il 70% è ripartito alle federazioni in base al numero dei praticanti. Spiega Bardelle: Il Veneto aveva un importo fisso e la grande fortuna di avere la Fondazione della Cassa di Risparmio Padova e Rovigo che ogni anno metteva a disposizione due milioni per le attività sportive e i Comuni danno una mano. 

Gianfranco Bardelle, nonno di quattro nipoti, rimasto vedovo si è risposato nei giorni scorsi con Marta che è figlia di padovani emigrati in Brasile. Anche un fratello di Gianfranco ha fatto fortuna negli stati del Sud dove gli italiani sono tanti e il talian è stato riconosciuto lingua ufficiale. 

Come è arrivato al mondo dello sport?
Vengo dalla Federazione sport invernali, sono nato come presidente dello Sci Club di Padova. Ha anche un passato da assessore socialista del Comune di Padova ai Lavori Pubblici, nei primissimi anni '90. Ho praticato lo sci, con la squadra della Cassa di Risparmio di Padova ho partecipato ai campionati europei di bancari. Mi sono sempre piaciuti anche il tennis e il nuoto, per anni come lavoro ho gestito impianti sportivi. Da queste piscine padovane del Bassanello abbiamo mandato due ragazze agli ultimi mondiali: Renata Spagnolo e Alice Carpanese che nella staffetta 4x100 con la Pellegrini hanno sfiorato il podio. Ci sono Elisa Pasini, primatista italiana sui 1500, e Piergiorgio De Felice, campione italiano nei 50 stile libero. Adesso si allenano da noi Matteo Furlan, vicecampione del mondo sui 25 Km, e Ilaria Cusinato sul podio europeo nei 400 misti. Il campione paralimpico Francesco Bettella è allenato da un nostro tecnico, Moreno Daga. Questa è la piscina più antica, qui è nata Novella Calligaris la prima leggenda del nuoto femminile. Dal 1986 con regolare gara d'appalto è affidata alla Padova Nuoto di cui sono stato presidente e amministratore, dopo l'incarico del Coni la mano è passata alle mie figlie Daniela e Valeria. Cinque piscine coperte, una vasca olimpica; ne gestiamo altre a Rovigo, Conselve, Legnago... Solo al Bassanello quest'anno abbiamo 2000 iscritti. Tra dipendenti e collaboratori lavorano centinaia di persone.

Come era la Padova sportiva di un bambino degli Anni Quaranta?
Appena finita la guerra per giocare andavamo tutti nel patronato del Duomo, gli oratori erano il campo, la pista, la palestra. A scuola ho sempre avuto professori che ci hanno fatto amare lo sport, al Calvi l'insegnante di francese Tassan stravedeva per il Petrarca rugby. Il professore di Educazione fisica, Giovanni Pertile, era un mito: è morto a 101 anni, ha continuato a praticare lo sport da ultranovantenne disputando campionati in giro per il mondo per il getto del peso e del giavellotto. Io facevo sport, ma non emergevo: Tassan non mi ha mai consigliato al Petrarca. Preferivo il calcio e giocavo difensore, non ho perso una partita del Padova all'Appiani. Io ero solo calciofilo: Rocco-Rocco-Rocco!.

Un calciofilo col pallino del dirigente?
Negli Anni '70 conosco il generale Pasqualini che presiedeva lo Sci Club e cercava un sostituto, ero entrato per visitare la sede di via Altinate e mi sono ritrovato presidente dalla mattina alla sera. Ho imparato a sciare, accompagnavo la squadra allo Stelvio, ho inforcato gli sci e via. In poco tempo da 20 soci siamo diventati 800! Si partiva da Piazza Insurrezione con cinque pullman per Passo Rolle, molto turismo, corsi per imparare a sciare, ma anche una squadra agonistica che aveva il punto di forza in Carlotta Baggio.

È difficile guidare il Veneto dello sport?
Le società del Veneto riconosciute dal Coni sono 6 mila, i tesserati quasi mezzo milione, e abbiamo 200 mila volontari. Il Coni non è solo calcio, pallavolo, pallacanestro, tennis, che sono federazioni importanti; è un calderone di 48 federazioni e di 18 federazioni associate che rappresentano le discipline sportive che non vanno alle Olimpiadi. Ci sono federazioni piccole che portano grandi risultati ai Giochi, penso al canottaggio e soprattutto alla scherma. Il Coni Veneto è in piena salute, ha tutte le discipline sportive e come risultati portiamo a casa sempre tutto a ogni livello. E' stata fatta un'indagine nelle regioni sulla presenza di impianti sportivi: il Veneto ha solo 7 comuni dove non ci sono impianti e sono quelli sotto i duecento abitanti, in montagna. In molte regioni il 30% dei comuni non ha niente. 

C'è un problema con le scuole?
L'Italia è l'unica nazione al mondo che non ha un'ora di educazione fisica alle elementari. Deve essere lo Stato a mettere come obbligatoria nelle scuole elementari l'attività motoria. Invece fino ai 10 anni è tutto lasciato ai genitori, ai nonni, ai volontari. Lo sport, però, si inizia a quattro anni! E dopo i 14 anni cosa succede? Il 60% degli studenti superiori fa sport, poi se ne perde la metà.

L'orizzonte è affollato di grandi eventi: Mondiali e Olimpiadi di Cortina
I Mondiali erano già definiti e Zaia è stato bravissimo a inserirsi per l'organizzazione dei Giochi invernali. Sono una enorme occasione. Prima del 1956 Cortina era molto meno conosciuta, con le Olimpiadi è diventata un richiamo internazionale. L'importante è controllare gli investimenti, badare che i nuovi impianti siano fatti in maniera intelligente e, soprattutto, siano utili per il futuro. Non sono soldi buttati al vento, sono un investimento.

Le mancherà lo sport dopo Tokio?
Mi mancheranno gli amici atleti: la Pellegrini che ha un posto d'onore; Bebe Vio che ho praticamente vista nascere; e quelli della scherma che nel Veneto sono una scuola di valore mondiale, a incominciare da Mauro Numa.

Spero solo che chi mi sostituisce dopo tanti anni non abbia le mani legate dalla politica. Lo sport non ha e non può avere colore.

Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 17:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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