San Pietro Viminario. Cacciato dalla messa perché era con il cane, le associazioni animaliste annunciano esposto e manifestazione

Il protagonista della vicenda, Mirco Zangirolami, però si dissocia dalle iniziative delle associazioni animaliste

Martedì 30 Aprile 2024 di Giovanni Brunoro
Mirco Zangirolami

SAN PIETRO VIMINARIO (PADOVA) - Ci sono nuovi sviluppi sul caso dell'uomo allontanato dalla messa perché era entrato in chiesa con il suo cane al guinzaglio. L'Aidaa - Associazione italiana difesa animali ed ambiente - ha annunciato che presenterà un esposto alla procura di Padova e Centopercento Animalisti ha indetto un presidio di protesta alle 17 di sabato: «Tutti davanti alla chiesa di San Pietro Viminario per protestare contro il prete».

Ma il padrone del cane, il 48enne Mirco Zangirolami, non ci sta: «Non ho mai contattato queste sigle e mi dissocio dalle loro iniziative presenti e future».

Cacciato dalla messa per il cane

Il fatto si è verificato mercoledì 24 a San Pietro Viminario. Zangirolami stava passeggiando con il suo inseparabile Toni, uno spinone incrociato con un bracco tedesco. Sapendo che alle 15 si celebrava la messa, aveva deciso di assistervi, ma una volta entrato in chiesa sarebbe stato invitato ad uscire dal celebrante don Roberto Pressato, collaboratore parrocchiale del posto. Il cane, secondo il racconto del padrone, era «al guinzaglio e aveva la museruola. Non poteva quindi disturbare nessuno. Sono stato mandato via in modo perentorio». Dopo la messa, Zangirolami avrebbe provato a chiarirsi con il sacerdote, tentativo rivelatosi infruttuoso. Don Pressato avrebbe motivato la sua decisione citando a memoria un passo dell'Apocalisse: «Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali». Ma il padrone del cane, sentitosi scosso e offeso, ha scritto alla diocesi raccontando la sua versione. «Apprendiamo quanto accaduto - ha risposto la Chiesa padovana - Forse c'è stato un eccesso di zelo da parte del sacerdote. La presenza di animali in un luogo di culto e durante le celebrazioni non è codificata dal codice di diritto canonico. Tuttavia va sempre valutata con buonsenso e rispetto verso le persone, le celebrazioni e i luoghi stessi. Probabilmente i toni non sono stati del tutto adeguati a trasmettere questo messaggio e ci dispiace». Parole analoghe a quelle pronunciate dal parroco di San Pietro Viminario, don Matteo Fornasiero. Don Roberto, al contrario, non ha inteso rilasciare dichiarazioni. Discorso chiuso? Tutt'altro. Perché se Zangirolami sembra non volere più tornare sull'argomento, parte del mondo animalista è pronto al contrattacco.

L'intervento delle associazioni animaliste

«Il padrone del cane fa quello che vuole - puntualizza Lorenzo Croce, presidente nazionale dell'Aidaa, che ha sede a Milano - Noi tuteliamo l'animale, non la persona. Il signor Zangirolami ha voluto rendere pubblica la questione e, di conseguenza, le associazioni animaliste intervengono se sussistono i presupposti per difendere il cane». Aidaa sta predisponendo un esposto da presentare alla procura: «Segnaleremo che, a nostro parere, il sacerdote può aver commesso atti configurabili come violenza privata. Da verificare poi se il celebrante, con il suo atteggiamento, possa aver incitato al maltrattamento degli animali. Mi rendo conto che l'esposto sia forzato, ma vogliamo richiamare l'attenzione sul problema». Per Croce, «non è la prima volta che accade una cosa del genere. Ho memoria di una suora che aveva cacciato una donna entrata in chiesa con il cane. In genere, episodi simili si risolvono con le scuse pubbliche di chi di dovere e la richiesta che, una volta per tutte, sia fata chiarezza a livello di codificazione canonica. Faccio presente che noi non mangiamo i preti, ci mancherebbe. Io vengo dal movimento dei Focolarini e sono cattolico praticante, ma atteggiamenti simili producono solo effetti contrari». Aidaa non parteciperà al sit-in di sabato, organizzato da Centopercento Animalisti: «Nulla contro, ma noi ci occupiamo solo di tutela legale». 

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