Mamma scomparsa a Padova. «Samira uccisa in casa»: trovato l'oggetto che può provare il delitto /Video

Venerdì 20 Dicembre 2019 di Francesco Campi e Lino Lava
Samira e il marito Mohamed Barbri
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PADOVA - Samira è stata uccisa. E il suo assassino ha avuto 24 ore di tempo per pulire le tracce dell’omicidio e disfarsi del cadavere. Samira El Attar, quarantatreenne, madre di una bimba di quattro, sarebbe stata uccisa dal marito nella loro abitazione di Stanghella. Il movente? La gelosia. Il pubblico ministero Francesco D’Abrosca, della Procura di Rovigo, ha iscritto nel registro degli indagati, Mohamed Barbri, quarant’anni, bracciante agricolo. Le accuse sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Adesso le indagini hanno imboccato una pista ben precisa.

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LA PISTA 
Gli inquirenti hanno abbandonato il luogo non lontano da casa, sulla Statale 16, dove il marito sostiene di aver ritrovato la scarpa di Samira e un portachiavi con il nome di lei scritto in arabo. L’altro giorno si è aggiunto anche un braccialettino. Questi oggetti compaiono dopo due mesi dalla scomparsa della donna in un fossato della statale e a ritrovarli è proprio il marito. Per gli investigatori è un tentativo di depistare le indagini. Il pubblico ministero D’Ambrosca e i carabinieri non credono al marocchino. Hanno trovato qualcosa di importante. Pare che abbiano in mano l’oggetto che proverebbe il delitto. Un oggetto trovato nell’abitazione.

 


I RILIEVI
È stato ordinato l’esame del Dna. Sia di Samira, sia di Mohamed. E gli inquirenti sono in attesa di nuove indagini del Ris. L’abitazione di Stanghella è stata controllata palmo a palmo. La mattina del 21 ottobre Samira ha accompagnato in bicicletta la figlia all’asilo. Alle 8,50 ha inviato una foto della bambina alla madre, che vive in Marocco. Di ritorno dall’asilo si è fermata a salutare un’amica, vicina di casa. Insomma, Samira El Atrtar intorno alle 10 del 21 ottobre era a casa. La mattina del 21 ottobre Mohamed Barbri invia quattro messaggi telefonici alla moglie. Per quale motivo? Agli investigatori il bracciante ha raccontato che la moglie aveva un appuntamento di lavoro. Non risulta a nessuno, nemmeno alla madre. Mohamed va a denunciare ai carabinieri la scomparsa della moglie la mattina del 22 ottobre, ventiquattro ore dopo che, a suo dire, non vedeva in casa la madre della figlia. Per la verità, aveva raccontato che la sera prima si era recato a denunciare la scomparsa, ma la caserma era chiusa. Gli inquirenti non gli hanno mai creduto. Le continue liti tra Samira e il marito continuavano da circa un anno ed erano note ai familiari. Era la gelosia del marocchino che opprimeva la vita della moglie. E della gelosia del marito la donna parlava continuamente con la madre. No, gli inquirenti non credono che un uomo geloso, come viene descritto Mohamed, sia rimasto ventiquattro ore in casa senza avere notizie della moglie. E lo accusano di omicidio.
GLI SVILUPPI
Nuovi elementi come tessere di un puzzle che sembrano non combaciare. La scomparsa di Samira El Attar resta avvolta dal mistero e gli sviluppi sembrano la trama di un giallo. Ma sono troppe le incongruenze nella vicenda: il colloquio di lavoro su cui non sarebbero emersi riscontri e poi, la fila dei ritrovamenti. Dieci giorni fa lo stivale nero, poi un portachiavi e, infine, anche una catenina, che ancora una volta ha trovato lui stesso. 
Qualcosa decisamente non quadra ed è per questo che il sostituto procuratore di Francesco D’Abrosca, che coordina le indagini, ha modificato l’intestazione del fascicolo che era stato aperto dopo la scomparsa da sequestro di persona a carico di ignoti in omicidio volontario e occultamento di cadavere, con il marito che è ora formalmente indagato. 
Un atto a garanzia dell’imputato, è la spiegazione, per gli atti irripetibili che dovrebbero eventualmente essere compiuti.
Il fatto che il marito di Samira, nonostante sia stato iscritto nel registro degli indagati da ormai parecchi giorni per ipotesi di reato così gravi, sia ancora a piede libero dimostra come, manchino “i gravi indizi di colpevolezza” necessari per una misura cautelare. Eppure, nelle indagini, non è stato lasciato nulla d’intentato, dalle analisi col luminol da parte del Ris nell’appartamento e nell’auto del marito allo scavo con le ruspe nel giardino per trovare l’eventuale cadavere, dalla ricerca lungo gli argini con i cani molecolari alla raccolta di decine e decine di testimonianze. È un pistero, ma ora c’è una pista: la gelosia del marito.

 

Ultimo aggiornamento: 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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