PADOVA - Il caso “Expo-China” è alle sue battute conclusive. Ieri il pubblico ministero, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, ha chiesto una condanna a due anni e 2 mesi per l’ex “re” delle Terme Luca Claudio accusato di abuso d’ufficio e peculato. La lettura della sentenza è fissata per il 27 di maggio.
Tuttavia per i reati contestati all’ex sindaco c’è l’ombra della prescrizione, che sarà ufficiale tra quattro mesi. Dunque si potrà arrivare solo al primo grado di giudizio.
L’AFFARE
Il progetto “Expo – Cina” sarebbe stata un’idea di Luca Claudio. Inizialmente, il Consorzio Terme Euganee si sarebbe dovuto accollare il cinquanta per cento della spesa, trenta per cento il Comune di Abano e il rimanente il Comune di Montegrotto.
E tutte le spese, 175 mila euro, se le trovarono addosso i Comuni di Abano e Montegrotto. Vale a dire, il settanta per cento ad Abano e il trenta per cento a Montegrotto.
Ma secondo il rappresentante dell’accusa, Luca Claudio per la veste pubblicistica rivestita in quel periodo dei fatti, 12 giugno 2014, non aveva in realtà il possesso e la disponibilità delle somme di denaro versate alla A. srl per conto del Consorzio Terme Euganee. Inoltre, l’ex sindaco si è limitato ad “imporre” al Consorzio Terme Euganee, facendo leva sulla sua influenza politica, la conclusione di un contratto tra la A. e l’amministrazione.
L’ITER PROCESSUALE
Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare del fascicolo, aveva chiesto l’archiviazione per entrambi gli imputati. Ma il giudice per le indagini preliminari Margherita Brunello è stata di diverso avviso e ha respinto la richiesta di archiviazione. E così il Gup Elena Lazzarin ha mandato a processo Claudio.
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