Francesco Peghin: «Farò ancora politica ma non mi ricandiderò. Con il Padova l'obiettivo è la serie B»

Venerdì 29 Dicembre 2023 di Gabriele Pipia
Francesco Peghin

PADOVA - «Vorrei subito sgomberare il campo». Per Francesco Peghin è stato un anno d’oro. Per la prima volta le aziende del suo gruppo chiuderanno il bilancio superando i 100 milioni di fatturato e intanto il Calcio Padova insegue la promozione in serie B.

Prima di ogni altro discorso, però, vuole chiarire un concetto. «Quando sono diventato presidente del Padova qualcuno ha pensato che la mia nomina fosse in funzione di una ricandidatura. Lo escludo. Non mi ricandiderò né a sindaco né a consigliere».

Farà ancora politica?
«Si, porterò avanti le idee e il progetto creato nel 2022 attorno alla mia figura visto che le due liste civiche hanno raggiunto un bacino del 10%. Quando sarà il momento di scegliere il candidato sindaco io e il mio gruppo ci saremo, per esprimere una visione di città alternativa e cercare di riportarla al centrodestra».

Ha già un’idea sul tipo di candidato?
«È prematuro, ma di certo i leader dei partiti dovranno confrontarsi anche con noi. E dovrà essere una figura in linea con il nostro pensiero, non sarà certamente uno di quelli che hanno remato contro l’unità del centrodestra».

Farà il consigliere fino al 2027?
«Sì, per rispetto di chi ha creduto in me anche se so di essere più un uomo di gestione che di pura opposizione. A fare opposizione sono bravi soprattutto i partiti. Io sono una persona che ama la propria città e che vuole portare avanti delle idee».

Esattamente due anni fa stava per lanciare ufficialmente la sua candidatura a sindaco. Rimpianti?
«Sapevo che sarebbe stata una sfida difficile perché dopo la pandemia i sondaggi davano Giordani molto avanti. I partiti che mi avevano proposto la candidatura (Lega e Forza Italia, ndr) erano convinti che fosse più facile trovare una coesione di centrodestra. Saremmo dovuti partire a settembre con la coalizione unita, invece l’appoggio di tutti è arrivato a marzo. Ho fatto il massimo e non ho rimpianti. Devo dire che nell’ultimo anno ho potuto fare delle cose che se fossi diventato sindaco non avrei potuto fare».

Per esempio?
«Sono tornato a concentrarmi sulle aziende. Stiamo ottenendo delle soddisfazioni e visto che l’anno prossimo compirò 60 anni sto iniziando a pensare al ricambio generazionale. Mio figlio neolaureato lavora già da tempo con noi e questa sua scelta è per me motivo di gioia. Ho poi potuto dedicare più tempo a mia moglie e alla mia piccolina di sei anni che sarebbe stata la più penalizzata se fossi diventato sindaco. E poi ho potuto diventare presidente del Padova: per uno sportivo come me guidare la squadra simbolo della città è il massimo».

Ma in questo 2023 fare politica le è piaciuto?
«L’aspetto più gratificante è aver portato avanti un gruppo di persone che hanno voglia di impegnarsi per la città, l’aspetto che mi piace bene è dettato dal fatto che i consiglieri qui incidono pochissimo. Spesso le scelte vengono prese fuori dall’aula e le proposte della minoranza quasi mai vengono ascoltate. È un ambiente molto ideologizzato, non è propriamente il mio mondo».

Il suo mondo è sicuramente quello sportivo. Vittoria esaltante a Trieste e secondo posto in classifica...
«A Trieste dopo la partita sono andato sotto la curva a ringraziare i 1.200 padovani: è stata una grande emozione. Indipendentemente da come finirà, si è creato un bellissimo clima».

L’obiettivo dichiarato è la serie B.
«Sì, ma non deve essere un’ossessione. Io ho vinto il mondiale di vela dopo averci provato per sette anni come un’ossessione. Quando mi sono liberato da quel pensiero improvvisamente il titolo è arrivato due volte di fila. Ora il Padova ha ragazzi bravi e affamati. Daranno tutto, con questo spirito».

Lo stadio però si riempie meno rispetto ad altre piazze rivali...
«Sì, è vero. A Trieste c’erano tredicimila persone e la provincia di Trieste fa 200mila abitanti mentre quella di Padova oltre 800mila. Capisco le delusioni del passato, la vicenda della curva e la bruttezza di questo stadio, ma mi auguro che i tifosi possano essere trascinati sempre più all’Euganeo».

Già, la curva. Qual è il suo pensiero?
«Da quando sono presidente ho deciso di non parlare della curva, mi auguro di vederla aperta nel 2024. Il prima possibile».

A proposito di impianti, il Padova avrà un nuovo centro sportivo?
«Bresseo è un luogo iconico per molti tifosi, è la casa del Padova. Ci piacerebbe tornare lì la prossima stagione, ci stiamo lavorando con il Comune di Teolo. Serve un progetto sostenibile. Il settore giovanile intanto rimarrà anche a Noventa».

Lei si è messo in gioco e ci ha messo e un milione. Si augura che altri imprenditori seguano il suo esempio?
«So che gli imprenditori vogliono comandare e nessuno mette soldi facilmente, ma spero davvero che la mia scelta di dare una mano sia di esempio. La squadra di calcio è il simbolo di una città e per riportare il Padova in alto serve un lavoro corale che parte dalla società ma coinvolge tutti».

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