«I defunti non rientrano tra i non autosufficienti», respinta la richiesta di pensione per chi lavora in obitorio

Venerdì 24 Gennaio 2020
foto di repertorio
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PADOVA Niente pensione anticipata perché «i defunti non rientrano nella categoria delle persone non autosufficienti». È ciò che si sono sentiti rispondere dall’Inps alcuni operatori socio sanitari (Oss) in servizio all’obitorio dell’ospedale di Padova, come motivazione del rifiuto dello scivolo pensionistico. «Un caso che ha dell’incredibile – racconta Luigi Spada, segretario Uil-Fpl dell’Azienda ospedaliera – come sempre i rigidi paletti posti dalla burocrazia si scontrano con la realtà, dando risultati aberranti». Nei mesi scorsi gli Oss si sono rivolti al sindacato per fare domanda di accesso alla pensione anticipata in qualità di lavoratori precoci. Secondo la legge ne ha diritto chi ha lavorato per almeno 12 mesi prima dei 19 anni, ha versato almeno 41 anni di contributi ed è stato addetto a mansioni gravose da almeno sei anni. Proprio sull’ultimo punto si gioca la partita tra il sindacato e l’ente previdenziale. Tra coloro che svolgono mansioni gravose la legge indica espressamente, ad esempio, gli addetti ai servizi di pulizia, i facchini, i conducenti di treni, le maestre di asilo nido, i pescatori. Ma anche gli infermieri o le ostetriche che operano su turni e chi cura, per professione, persone non autosufficienti. LA RICOSTRUZIONE «La domanda è stata rifiutata – spiega Spada – Abbiamo contattato gli uffici Inps per chiarimenti, ci hanno spiegato che chi lavora in obitorio, non avendo a che fare con pazienti non autosufficienti, non possiede i requisiti per la pensione anticipata. Siamo rimasti basiti, è una beffa, mi domando allora i defunti come possano essere definiti e “inquadrati”. C’è una falla normativa, è evidente che questi dipendenti ne hanno diritto come, e forse più, dei loro colleghi». All’obitorio di Padova lavora una squadra di operatori socio sanitari, guidata da un caposala infermiere. Tutti i giorni, 24 ore su 24, si prendono cura dei defunti. Ritirano e ricevono le salme dall’intero territorio: le caricano nelle lettighe, le spostano e le maneggiano per pulirle e vestirle. In via Alvise Cornaro convergono circa 3.000 defunti all’anno, una settantina i minori. «È un lavoro usurante, quantomeno al pari di quello svolto dagli addetti al trasporto malati o di chi sta in reparto - è il parere di un dipendente - Manipoliamo corpi che arrivano a pesare più di cento chili, sono rigidi, per garantire igiene e pulizia dobbiamo usare forza e adottare manovre specifiche. Non abbiamo ausili come lettini elettrici, c’è un paranco e basta. È faticoso dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Contattiamo i familiari, andiamo a prendere i defunti negli ospedali, li puliamo, vestiamo e li mettiamo nelle casse. Siamo in turno 24 ore su 24, sette giorni su sette». DOCCIA FREDDA Tra i lavoratori il rifiuto dell’Inps, del tutto inatteso, ha fatto salire lo scontento. «Lavorare qui mi permette di aiutare i familiari dei defunti in un momento così delicato» sottolinea un operatore dell’obitorio. E poi il team ha anche altre responsabilità in Azienda ospedaliera. «Ci occupiamo del trasporto provette, ovvero i campioni biologici ed ematici che devono essere analizzati in laboratorio – aggiunge - Inoltre trasportiamo con il camioncino macchinari all’interno della cittadella sanitaria se qualche paziente allettato ha bisogno di dialisi o di un’ecografia. In caso di incendio, siamo la squadra responsabile dell’evacuazione». A questo punto la Uil chiede all’Inps di rivedere la posizione ed è pronta a presentare istanza di riesame. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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