PADOVA - “Cercasi personale”. Il cartello, in bella mostra sulle porte di bar e ristoranti, è sempre più frequente. Tra i tanti effetti dell’emergenza Covid uno dei più importanti per i locali padovani riguarda la carenza di addetti qualificati tra i tavoli, in cucina e dietro il bancone. Nel periodo più buio, quando le attività sono state colpite da chiusure e limitazioni, molti lavoratori hanno infatti deciso di cambiare settore e non sono più tornati indietro. Il risultato lo spiega Filippo Segato, segretario dell’associazione dei pubblici esercizi Appe: «In tutta la provincia di Padova mancano un migliaio di lavoratori, i gestori sono in seria difficoltà».
I NUMERI
Nel Padovano contiamo su 3.100 pubblici esercizi suddivisi così: 1.500 ristoranti, trattorie e pizzerie, 1.400 bar, enoteche, pub e birrerie, 200 altre attività di vario genere: soprattutto gelaterie e pasticcerie, ma anche catering e discoteche. I posti di lavoro complessivi sono circa 13 mila, destinati a salire nella stagione estiva.
Attualmente il 55% dei lavoratori ha contratti a tempo indeterminato (e con i licenziamenti bloccati tutti questi posti sono stati salvati), il 10% a tempo determinato e il 10% intermittenti (a chiamata).
E gli stipendi? La busta paga standard per un cuoco di livello 4 è di 1.560 euro lordi, 1.350 euro netti. Per un livello 5 (cameriere, barista) si scende a 1.463 lordi, 1.270 netti.
LE DIFFICOLTÁ
Appe ha calcolato che nel 2020 sono stati persi nel settore dei pubblici esercizi un migliaio di posti di lavoro, un numero abbastanza contenuto grazie ad ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti. Nel 2021 sono stati recuperati 400 posti di lavoro ma ciò significa che il saldo rispetto al 2019 è ancora negativo per circa 600 posizioni.
«Se si aggiunge che storicamente tra marzo e giugno di ogni anno si assumevano circa 400 lavoratori a tempo determinato per far fronte alle esigenze estive - riflette Segato - il totale di posti di lavoro vacante raggiunge facilmente il migliaio».
LE FIGURE
Sono particolarmente interessati i ristoranti con aree esterne (in primis quelli sui colli euganei) ma anche i bar con grandi plateatici come quelli nelle piazze cittadine. Le figure ricercate sono le più varie: dal cameriere al barista, dall’aiuto cuoco all’aiuto pizzaiolo.
Le difficoltà nell’intercettare la domanda sono dovute a vari fattori.
I PREGI
Davanti a tutti quei cartelli con scritto “Cercasi personale”, però, Appe invita a pensarci seriamente su. «Parliamo di un lavoro giovane dove non ci si annoia e si è sempre attivi - evidenzia Segato -. Permette di conoscere e rapportarsi con tantissime persone e consente di lavorare in contesti amichevoli, in fondo i clienti vanno al ristorante, al bar o in pizzeria per divertirsi. Lavorare in un pubblico esercizio consente anche di sviluppare le proprie doti relazionali, di lingue straniere e di accoglienza. E infine permette di crescere professionalmente, anche in vista di un futuro impiego a tempo indeterminato o dell’apertura di un’attività in proprio».