PADOVA - Badanti, quasi schiave: donne ridotte in «stato di servitù» secondo un'inchiesta del Procuratore antimafia di Potenza, Francesco Curcio. È questo il quadro del blitz "Women transfer" che oggi - 4 settembre - ha portato al fermo di 6 persone fra Potenza e Padova, tutte parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro.
I fermati - una a Padova, gli altri in Basilicata - sono 5 moldavi e un italiano.
Lavoro in nero, senza orari da rispettare, con turni «massacranti e continui», senza riposo, senza garanzie previdenziali e assistenziali, con paghe da fame e, per giunta, con una «tangente» di 100 euro da pagare ogni mese al clan, che otteneva anche il rimborso delle spese di viaggio. Oltretutto, le donne erano anche minacciate: «in caso di insolvenza» o «riluttanza alla rigida sorveglianza a cui erano sottoposte», le avrebbero fatte prostituire. Non basta: anche nelle case dove lavoravano come «serve», le donne non erano trattate con umanità, anzi erano senz'altro sfruttate. Quante donne moldave hanno dovuto subire questo sfruttamento? 87 secondo le indagini delle Procura antimafia potentina, che stamani ha fermato i sei indagati grazie a un'operazione dei Carabinieri, giunta al termine di investigazioni congiunte con la Polizia moldava e l'assistenza di Europol.