BELLUNO - «Mi manca tanto, non so come farò ad andare avanti senza di lui. Per me era tutto». Gianna, compagna di una vita e in parte anche di lavoro di Giuseppe Furlan, il 66enne ucciso sabato da una valanga a Forcella Loschiesuoi, al Passo Giau in comune di San Vito, non trova forza e parole per mettere assieme le tessere di una realtà di colpo stravolta.
UNA VITA IN PROCURA
Giuseppe Furlan era un grande appassionato di montagna, profondo conoscitore delle vette e delle dinamiche che le governano. Per uno strano gioco del destino, 21 anni prima fu proprio lui a salvare il padre di Giuseppe Da Pian, Antonio, da sotto una valanga a Forcella Travenanzes, a Cortina. Nato e residente a Belluno, in via X Marzo, per una vita aveva lavorato a Palazzo di Giustizia. Aveva iniziato l’attività come autista presso la Procura circondariale di Belluno prima che questa venisse accorpata a quella del Tribunale. All’epoca gli uffici si trovavano ancora in piazza Duomo, nell’edificio che oggi ospita l’uscita delle scale mobili di Lambioi. Erano gli anni del procuratore Aniello Lamonica. Successivamente il trasferimento nel nuovo Palazzo in via Segato. E qui lavorava anche la compagna. Entrambi erano impiegati, svolgendo il ruolo di messo. Poi, un paio d’anni fa, l’agognata pensione e la libertà di programmare uscite e viaggi.
«ERA UN ESPLORATORE»
«Era un uomo molto curioso - ricorda Giuseppe Da Pian -, gli piaceva tutto. Amava scoprire. Giusto sabato mattina mi aveva parlato del desiderio di fare un viaggio. Beppe era un esploratore nato». Si definiscono intanto i contorni della tragedia. «Purtroppo - spiega ancora Da Pian - ci siamo resi conto delle difficoltà solo mentre eravamo in discesa. In salita tutto sembrava a posto. È stata soprattutto l’improvvisa mancanza di visibilità a metterci in difficoltà. Non ci sentivamo tranquilli. Controllavamo continuamente il Gps per capire se fossimo sulla giusta traiettoria. Temevamo che sotto di noi potesse staccarsi una valanga. Così avevamo deciso di scendere distanziati in modo da poterci controllare a vicenda. Io ero più sotto di lui. Ci eravamo resi conto di essere in difficoltà, ma non avevamo scelta. Bisognava scendere e se la visibilità fosse stata migliore probabilmente non sarebbe accaduto nulla perché avremmo potuto procedere più rapidamente». Invece la valanga si è staccata da molto sopra travolgendoli entrambi. Da Pian è riuscito a venirne fuori da solo mentre Furlan è rimasto sotto a quasi tre metri di neve. Il compagno lo ha subito localizzato grazie all’Artva e dopo aver lanciato l’allarme al 118 ha iniziato a scavare individuandolo dopo 7-8 minuti. Ogni tentativo di rianimarlo è stato però vano.
VIA LIBERA AI FUNERALI
La salma dell’uomo è stata successivamente portata nella cella mortuaria di San Vito a disposizione dell’autorità giudiziaria che tuttavia ha già dato il via libera per i funerali. Segno che non ci saranno ulteriori approfondimenti medico-legali. Da Pian è stato invece lungamente sentito dalla Guardia di Finanza di Cortina. «Ho raccontato tutto ciò che potevo - afferma l’interessato - se ci saranno sviluppi sarò a disposizione». Tutti a Palazzo di Giustizia ricordano Beppe. «Una persona mite e sempre disponibile» affermano due ex dirigenti delle sezioni di Polizia giudiziaria colpiti dal tragico epilogo di una vita in sordina tra le stanze di giustizia, da protagonista sulle montagne.