SANTO STEFANO - L'emulazione è tra le piste più accreditate dagli inquirenti per far luce sul colpo sicuro, andato a segno a Santo Stefano, ai danni dell'autovelox di via Udine: il sedicesimo caso in Veneto, il secondo nel Bellunese, dopo quello sul Passo Giau. Ieri mattina i carabinieri hanno effettuato i rilievi, non escludendo alcuna pista, anche se quella maggiormente accreditata in queste ore è che l'autore (o gli autori) sia qualcuno che voglia imitare Fleximan, il "giustiziere" degli autovelox, le cui azioni ormai si stanno ripetendo nel nord Italia.
IL CONTESTO
Il gesto pare essersi svolto nel silenzio più totale e lontano da occhi indiscreti.
IN VISTA
La zona, pur essendo circondata da edifici e visibile da abitazioni private, è però priva di telecamere e questo rende più difficoltoso risalire all'autore. Il ricorso al misuratore di velocità, con conseguenti contravvenzioni, sta dividendo l'opinione pubblica, tra chi ritiene questa strategia un deterrente e chi lo considera soltanto uno strumento per far cassa e rimpinguare i magri bilanci. Resta il problema dell'alta velocità lungo la 355 Val Degano, soprattutto nei paesi e nelle borgate attraversati dai rettilinei. Le folli corse hanno già seminato dolore in più occasioni. I mezzi, tanto leggeri quanto pesanti, sfrecciano di notte e al mattino presto, facendo tremare le finestre. Così una buona parte di cittadini chiede che il box sia riposizionato, dotato effettivamente di autovelox, magari sempre attivo, con conseguenti multe e decurtazioni di punti sulla patente più pesanti.