Belluno. Angelika Hutter esce dal carcere: accusata di triplice omicidio stradale, andrà in una struttura psichiatrica

Lo scorso 6 luglio la donna ha travolto una famiglia, morti il papà Marco Antoniello, il figlio Mattia e la nonna materna Mariagrazia Zuin

Lunedì 25 Marzo 2024 di Olivia Bonetti
Il carcere della Giudecca, Angelika Hutter

BELLUNO - Angelika Hutter, la 32enne tedesca che a Santo Stefano di Cadore ha investito e ucciso mezza famiglia veneziana il 6 luglio scorso, uscirà dal carcere femminile veneziano della Giudecca oggi: è la giornata in cui scadono i termini della carcerazione preventiva. Quel giorno alla guida della sua Audi in uno scatto di rabbia dovuto alla patologia ha percorso con il piede sull’acceleratore via Udine, a Santo Stefano di Cadore, travolgendo la famiglia in vacanza che stava passeggiando sul marciapiede. Morirono il padre di 48 anni, Marco Antoniello suo figlioletto Mattia di 2 anni e la nonna materna di 65 anni Mariagrazia Zuin. Ferita in maniera non grave la mamma 42enne del piccolo, salvo il nonno Lucio Potente. Angelika è accusata di triplice omicidio stradale e lesioni stradali ed è stata arrestata in flagranza.

Fuori dal carcere

Angelika non tornerà a casa: verrà portata in una struttura per le cure della patologia psichiatrica molto grave che l’affligge. Questa era l’indicazione data dal collegio peritale del giudice per le indagini preliminari di Belluno, Enrica Marson: professionisti che avevano analizzato Hutter concludendo per una capacità di intendere e volere grandemente scemata al momento dei fatti e per la sua pericolosità con possibilità di recidiva nel ricadere in fatti previsti dalla legge come reato (non lo stesso).

Angelika come deciso dal giudice sarà anche sottoposta alla misura di sicurezza della libertà vigilata.

Le famiglie

«A che ora esce? Quando posso chiamarla?». In un inglese stentato la mamma di Angelika Hutter, appena sente che dall’altro capo del telefono c’è qualcuno che chiama dall’Italia, chiede informazioni della figlia. Informazioni che però non sono pubbliche. Dalla parte delle vittime, Lucio Potente, nonno del piccolo Mattia e marito della donna morta: «Non me la sento di parlare, scusatemi. Non è cattiveria, ma cercate di capire come posso sentirmi a vedere le foto di mia moglie, mio nipote e mio genero sul giornale ora che non ci sono più». Riccardo Vizzi, general manager dello Studio 3A che assiste i familiari: «Sappiamo che c'erano i termini in scadenza, è suo diritto di essere rilasciata. Attenderemo il dispositivo integrale per conoscere la destinazione: la libertà semivigilata è alternativa alla detenzione, prevede che vengano svolte delle attività. È una misura per il reinserimento sociale, va sempre tenuto conto il suo stato di seminfermità mentale».

L'inchiesta

Dal giorno dell’incidente Angelika è in cella a Venezia: 8 mesi interrotti solo da un periodo in ospedale dopo un trattamento sanitario obbligatorio. Le rapidissime indagini dei carabinieri coordinati dalla procura di Belluno hanno ricostruito l’incidente, passando anche per un esperimento giudiziale sul luogo della tragedia e per un incidente probatorio in tribunale a Belluno. Un’udienza in cui è stata tracciata la perizia psichiatrica sulla donna dal collegio di specialisti scelti dal gip, i professori Renato Ariatti e Stefano Zago e i dottori Tommaso Caravelli ed Heinz Prast. Sono arrivati alle stesse conclusioni della consulente della procura, la psichiatra forense Anna Palleschi che si occupò anche del caso di Benno Neumair.

Le cure

Il collegio peritale aveva detto che non c’era incompatibilità con il regime carcerario e Angelika poteva stare in cella. In caso di scarcerazione, hanno dato indicazioni in termini generali sul fatto che ci fosse una struttura in cui potesse stare 24 ore al giorno. Non è trapelato che struttura sia stata scelta per le cure di Angelika. Solitamente, la persona viene rivalutata mese per mese. La pericolosità valutata dagli psichiatri è basata sulla patologia che affligge la 32enne tedesca, un malattia severa. Nel quadro che è emerso, è confermato che c’è il collegamento tra reato e la patologia e che Angelika è pericolosa, nel senso che la malattia può portarla a commettere nuovi reati. La situazione è complessa perché Angelika non è residente in Italia, ma in Germania. Solitamente in questi casi le persone vengono inviate in cliniche vicino a casa, ma questo vorrebbe dire farla uscire dall’Italia. 

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Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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