Balli, capelli lunghi e Tangentopoli: ma Gianni De Michelis è stato molto più di questo. Due ricordi

Mercoledì 15 Maggio 2024

Caro direttore,
grazie per averci ricordato con la pagina dedicata oggi (ieri, ndr) dal Gazzettino a Gianni De Michelis, un grande politico, un visionario riformista. Di politici come lui oggi l'Italia e l'Europa avrebbero un grande bisogno.

G.L.
Venezia

Egregio direttore,
sono un vostro lettore, ma non ho apprezzato l'intera pagina su Gianni De Michelis. Chi è stato alla fine? Uno dei tanti politici, abile quanto volete, di cui Tangentopoli ha svelato le malefatte e le ruberie, di cui invece nel vostro articolo si parla poco.

Marina L.
Treviso


Cari lettori,
Gianni De Michelis è stato un protagonista importante ma anche ingombrante di lunga stagione politica.

Lo dimostra il fatto che ancora adesso, a cinque anni dalla sua scomparsa, i giudizi sulla figura dell'ex ministro socialista si dividono in modo così netto. A De Michelis non importava tanto piacere agli altri, ma piuttosto convincerli e in questo, grazie a una dialettica e una capacità di visione di rara efficacia, aveva davvero poco pari. Era certamente dotato di un'intelligenza estremamente vivace e duttile, "una testa superiore" lo definì una volta un suo avversario.

Ma aveva anche un'altra forza: lo animava una passione politica irrefrenabile e indomabile. Da giovane cronista, alcuni decenni fa, fui mandato a seguire un suo incontro con gli operai della Dalmine, colosso siderurgico allora di proprietà dello Stato ma che De Michelis, ministro socialista delle partecipazioni statali, aveva deciso di privatizzare, contro l'opinione dei sindacati e del Pci. Il clima era chiaramente ostile. De Michelis fece montare un palco di tubi in un piazzale dell'azienda, poi scamiciato e con la cravatta allentata vi salì sopra e cominciò a parlare e a presentare il suo progetto. Ad ascoltarlo c'erano alcune centinaia di tutte blu. Come previsto ci furono contestazioni, fischi e brusii, ma dopo pochi muniti nel piazzale calò un inatteso silenzio, tutti lo ascoltavano, come catturati dal furore magnetico con cui dominava quel palco, trasformato in un ring dove però c'era spazio per un solo un pugile: lui. Rimasi colpito dall'abilità e dall'istintiva, quasi animalesca vitalità con cui aveva dominato quella "piazza" ostile.

Ho anche un altro ricordo personale che talvolta, sull'onda dell'attualità della cronaca, mi ritorna in mente e che è rivelatorio di una delle qualità più spiccate di De Michelis: la capacità di guardare lontano. Ne parla anche in un recente libro uscito in questi giorni e dedicato all'ex ministro socialista, scritto dal giornalista del Corriere della Sera, Massimo Franchi. Eravamo negli anni 90. Nessuno parlava di flussi migratori: il tema non era nell'agenda dei governi e neppure in quella degli organismi internazionali. A margine di un convegno, conversando con alcuni giornalisti De Michelis si inferverò parlando di una sua proposta a cui teneva molto: quella di dedicare una quota del Pil europeo allo sviluppo dei paesi africani. Altrimenti, disse, fra 20 anni arriveranno nostre coste a milioni. Di quella proposta non se ne fece nulla, ma la sua previsione è diventata una drammatica realtà. Sia chiaro: certamente Gianni De Michelis è stato anche altro. I suoi balli notturni e i suoi capelli lunghi hanno riempito le cronache del tempo e scandalizzato molti. Non meno della sua passione, mai celata, per le belle donne. Poi ad affondarlo (e condannarlo) è arrivato il ciclone di Tangentopoli. Tutto vero. Ma ridurre solo o soprattutto a questo la parabola di Gianni De Michelis, ministro e leader politico, sarebbe davvero un grave errore.

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