La Shoah non deve essere solo consegnata alla Storia, serve la memoria per comprenderne la crudeltà

Domenica 26 Gennaio 2020
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Caro Direttore,
mi ha fatto impressione conoscere da indagini molto serie che i fenomeni di antisemitismo sono aumentati proprio là dove si è istituito il dovere della memoria, di ricordare la Shoah. Come è avvenuto da molto tempo in Italia. Il giorno della memoria è diventato per molti un adempimento, quasi un atto imposto dall'alto, contro il quale si è creato un gioco perfido di contrapposizione (qualcosa di simile sembra verificarsi per Liliana Segre), andato a finire anche nel negazionismo, nel mettere in dubbio lo sterminio degli ebrei nell'ultimo conflitto mondiale. Come avviene per l'1,3% degli italiani. Non è che occorra passare dalla memoria alla storia, ad una seria rivisitazione storica dei fatti come realmente sono accaduti? Soprattutto per le nuove generazioni a cui bisogna insegnare a saper ricordare. Tanto più che la maggioranza dei nostri cittadini e di altri Paesi questi fatti li sanno solo per sentito dire.

Luigi Floriani
Conegliano


Caro lettore,
non basterebbero dieci Giorni della Memoria ogni anno per convincere i negazionisti della Shoah che le loro tesi sono solo vergognose fandonie né per cancellare l'antisemitismo che, sciaguratamente, ancora si annida nelle pieghe della nostra società, come ci dimostra anche la cronaca di questi giorni. No, il Giorno della Memoria ha un'altra funzione. Proprio perché esiste chi non si rassegna a riconoscere l'immane tragedia dello stermino di 6 milioni di ebrei nei lager nazisti, abbiamo il dovere di ricordare ciò che è accaduto, di quali bestialità Hitler e i suoi accoliti hanno marchiato la storia dell'uomo. E dobbiamo ricordarlo a noi stessi, ma sopratutto a chi si affaccia nel mondo degli adulti. Ai giovani e ai giovanissimi che devono conoscere, vedere e sapere per non rimanere vittime delle teorie negazioniste e per comprendere a quali abissi la malvagità umana può precipitare. E per far questo la storia, per quanto importante, non basta. Serve proprio la memoria. Perché la storia è la ricostruzione, sempre problematica, di qualcosa che non c'è più. Mentre la memoria è vita, è il risultato di un legame intenso e costante con il passato. La soluzione finale è stata una pagina talmente terribile che non può essere semplicemente consegnata alla storia. Ha bisogno anche della forza viva del ricordo e dell'esperienza per poter essere compresa nella sua incredibile crudeltà. Il più efficace antidoto contro l'antisemitismo rimane questo.
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