Escono dalla caserma di Rozzano tra gli applausi dei pochi presenti, una decina di parenti che li aspettano all'esterno. Hanno 35 e 27 anni, piumino marrone uno, nero l'altro, jeans col risvoltino, volto inespressivo. Si sono costituti nel pomeriggio accompagnati dal proprio avvocato e poche ore dopo sono usciti in stato di fermo per omicidio aggravato. Hanno ammesso di essere loro i killer di Antonio Crisanti, il 63enne ucciso con quattro colpi di pistola poco prima delle 18 di ieri in un parchetto accanto al supermercato «Il Gigante» di Rozzano, a sud di Milano.
«Ero una bambina, su di me violenze per 5 anni»: vittima sconvolge il summit vaticano
A sparare sarebbe stato suo genero, 35enne con precedenti per droga, reati contro il patrimonio, contro la persona e resistenza a pubblico ufficiale. È lui a confessarlo al magistrato durante l'interrogatorio: racconta di aver ucciso il suocero perché lo riteneva colpevole di aver abusato della sua bambina di 5 anni. Episodi che sarebbero avvenuti quest'estate, quando il nonno ha ricevuto l'incarico di occuparsi della nipotina. Quando quest'ultima ha iniziato a rivelare le attenzioni particolari del 63enne, hanno deciso di affidarsi alla procura. La bambina è stata ascoltata in audizione protetta, Crisanti è stato indagato e la famiglia si è spaccata in due.
Rozzano, uccide il suocero per vendicare gli abusi sulla figlia di 5 anni
Martedì 26 Febbraio 2019Su consiglio di alcuni parenti il nonno si è trasferito a casa di conoscenti a Napoli (era nato nel quartiere Secondigliano) ma nei giorni scorsi, forse convinto che le acque si fossero ormai calmate, è tornato in zona. Ha sottovalutato la minaccia del genero, che secondo i bene informati aveva chiaramente promesso di eliminarlo se si fosse presentato a Rozzano.