«Le possibili alternative sono esaurite». Per il Colle non ci sono altre maggioranze: o Mario Draghi o il ritorno alle urne. L'idea che a palazzo Chigi possa arrivare un nuovo inquilino di alto profilo per traghettare l'esecutivo fino alla fine legislatura semplicemente non appartiene al Quirinale. Sia che si tratti del presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato - ipotesi circolata già prima del voto di fiducia - sia di qualunque altro nome autorevole.
Una posizione che durante i due colloqui avuti ieri Sergio Mattarella avrebbe chiarito anche al diretto interessato.
LA VICINANZA
In altri termini, come spiega la posizione ufficiale del Quirinale: «Si registra una totale identità di vedute». Al punto che, a quanto si apprende da fonti autorevoli, il presidente Mattarella si sarebbe detto «vicino» al premier, comprendendo a fondo le motivazioni della sua decisione.
Un governo di unità nazionale logorato dalle divisioni interne non è in grado di lavorare come dovrebbe. E non solo per la spaccatura maturata sul decreto Aiuti con il Movimento 5 stelle. Ma anche per le continue minacce o pressioni avanzate dalla Lega di Matteo Salvini.
Una situazione più che complessa che però andrebbe sanata nei prossimi 5 giorni per evitare che il Paese vada alle urne in autunno. La mediazione tentata dal Partito democratico è quasi disperata. Lo scenario è considerato improbabile al punto che iniziano ad avanzare le prime ipotesi concrete di una data per l'apertura dei seggi: il 2 ottobre. E cioè non solo entro i settanta giorni previsti dallo scioglimento delle Camere, quanto soprattutto abbastanza presto rispetto alla fine dell'anno per consentire al nuovo governo in carica di redigere in tempo la legge finanziaria (senza incappare nel temuto esercizio provvisorio).