La certezza la daranno solo altri esami anatomopatologici, ma l'ipotesi che si fa strada dopo l'autopsia è che fosse già morta al momento del parto la bambina trovata venerdì sera adagiata nell'anfratto di un cassonetto della Caritas in via Botticelli, in zona città studi a Milano.
Le indagini
Contemporanemente veniva diramato un avviso a tutto gli ospedali per verificare se una donna si fosse presentata per essere curata dopo un parto e ora potrebbe avere la vita in pericolo, se non assistita. Gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal pm Paolo Storari, anche oggi hanno lavorato alle indagini per cercare di risalire alla madre. La Procura procede per l'ipotesi di reato di infanticidio, reato che potrebbe essere derubricato una volta raggiunta la certezza che la morte sia subentrata ancora prima del parto e comprese le cause del decesso. Nel quartiere in cui è accaduto il ritrovamento regna la tristezza mentre si accumulano accanto al cassonetto giallo della Caritas i peluche e i messaggi di cordoglio per il «piccolo angelo». Anche il parroco ha ricordato la drammaticità e la sofferenza di questa vicenda durante la messa. Il dramma di Milano ha suscitato una profonda impressione e ha stimolato le preso posizione di associazioni che si occupano di madri in difficoltà.
Le reazioni
La presidente di Anfaa Lombardia (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) Donata Nova Micucci in una «lettera aperta alle gestanti in difficoltà» riflette sul fatto che «quando avvengono questi ritrovamenti di neonati fortunatamente vivi, oppure, talvolta, ormai senza vita, gettati nei cassonetti o nei bagni pubblici, si solleva nell'opinione pubblica un'ondata di condanna; pochi, però, si interrogano sui motivi che hanno determinato la condotta degli autori di questo atto; pochi pensano alla solitudine in cui le partorienti vengono lasciate in momenti così drammatici della loro vita e al dolore che accompagna questo loro gesto così disperato». L'Anfaa ricorda che le donne in difficoltà hanno «diritto a partorire in assoluta segretezza negli ospedali e nelle strutture sanitarie, garantendo, in tal modo, a se stesse e al neonato, la necessaria assistenza e le opportune cure». Federvita Lombardia ricorda che i propri Centri di aiuto alla vita, le Case di Accoglienza, SOS Vita e Progetto Gemma «da anni si affiancano alle donne in difficoltà per una gravidanza inattesa per aiutarle ad affrontare ostacoli che, nella solitudine, sembrano insormontabili».