Dopo l’esplosione della turbina nessun danno è stato registrato invece nella diga di Suviana, evitando così possibili e pericolosi effetti a catena che avrebbero ingigantito ancor di più la portata della tragedia.
Nelle ore immediatamente successive, sono in molti nelle istituzioni locali e nazionali a rassicurare gli abitanti dei paesi nelle aree vicine al luogo dell’esplosione, preoccupati da possibili rischi: innanzitutto Irene Priolo, vicepresidente dell’Emilia-Romagna e assessora tra le altre cose alla Protezione civile, che al Messaggero dichiara: «non risultano danni» alla diga.
La stessa azienda ha poi comunicato in una nota diffusa sulle agenzie di continuare «ad operare seguendo tutte le necessarie misure di sicurezza come da procedure interne per garantire l’evacuazione del proprio personale».
LE CONFERME
E ancora, ulteriori conferme circa l’assenza di danni alla diga sono arrivate in serata anche da fonti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin, il quale dopo l’esplosione ha preso subito contatto con il prefetto di Bologna, Attilio Visconti. Quest’ultimo è andato sul posto insieme al sindaco di Bologna Matteo Lepore. «Pare che ci sia stato il crollo di un solaio e i soccorsi sono difficili poiché è entrata molta acqua all’ottavo piano interrato», ha detto il sindaco di Camugnano, Marco Masinara, sul posto dell’esplosione. Anche Maurizio Fabbri, sindaco di Castiglione de Pepoli e presidente dei comuni dell’Appennino, al Messaggero ha fatto sapere di «aver rassicurato gli abitanti dei comuni vicini sul fatto che gli eventi sono avvenuti a una distanza di sicurezza dalla diga tale da evitare rischi nei loro confronti». Lo stesso Fabbri ha poi detto a RaiNew24 che la centrale «è sempre presidiata e monitorata, non sono mai accaduti problemi di questo tipo».
IL RICORDO
Insomma, il pericolo che una tragedia già di per sé grande potesse trasformarsi in un disastro ancora più grande è stato quantomeno scongiurato. Il pensiero di molti infatti era corso verso altri eventi che hanno segnato la storia del Paese, come il crollo del Vajont del 1963, quando il bacino idroelettrico artificiale dell’omonima valle tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto tracimò, provocando l’inondazione di vari paesi nel fondo valle. Nella tragedia morirono 1.917 persone, tra cui moltissimi bambini e adolescenti.