Torino, in manette la banda dell'oro:
tra i 17 arrestati anche un conte

Sabato 15 Febbraio 2014
Torino, in manette la banda dell'oro: tra i 17 arrestati anche un conte
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Di una banda di rom e italiani specializzata nel Torinese in furti d'oro, secondo gli investigatori faceva parte anche un nobile torinese 70/ne, esperto in ricettazione, nei cui confronti pesa questa accusa: avere ricettato a suo tempo i gioielli rubati dal sepolcro della moglie, morta nel 2004 e sepolta al cimitero di Corio (Torino), dove la tomba fu profanata. È quanto emerge dall'inchiesta che ha portato a Torino a sgominare una banda di 17 persone, 9 rom e 8 italiani. Tra loro anche un esperto in gas esplosivi, Gabriele Benazzi, 61 anni, originario della provincia di Ferrara ma domiciliato a Venaria Reale (Torino), considerato il capo della banda. E un nobile torinese che consentiva alla banda di 'riciclarè in lingotti i gioielli d'oro rubati.



L'inchiesta, coordinata dai pm Paolo Cappelli e Roberto Furlan e condotta dai carabinieri, ha accertato che con i proventi illeciti la banda finanziava attività lecite, come per esempio la gestione di alberghi e discoteche. Tra le altre anche una delle più conosciute a Torino, l'Hennessy. Oltre agli ordini di custodia cautelare, il gip Luca Del Colle ha disposto l'amministrazione controllata della società Society srl di Torino, che gestisce tutte le attività attraverso cui, secondo gli investigatori, veniva riciclato il denaro. Disposto anche il sequestro di conti correnti e documentazione contabile della stessa società.



Alla banda di ricettatori vengono contestati centinaia di furti in appartamento, rapine a bancomat e a casse continue di supermercati fatte saltare in aria con il gas.
Iniziata nel marzo 2012, l'indagine ha accertato che l' organizzazione era divisa così: gli stranieri si occupavano dei furti in casa, gli italiani della fusione in lingotti dei gioielli d'oro rubati. I nomadi andavano a rubare per tutta la provincia di Torino spostandosi con pullmini, gli italiani portavano invece la refurtiva a Valenza, per farla fondere. Si stima che da un chilo d'oro rubato ottenessero un lingotto del valore di 30 mila euro. Gli stessi italiani si occupavano poi dell'altro troncone dell'organizzazione, quello dei furti ai danni di bancomat e casse continue di centri commerciali e supermercati. La banda aveva ideato un ingegnoso sistema per sapere quando un dispositivo era appena stato caricato di banconote. A realizzare le miscele a base di gas era l'esperto di esplosivi, che viveva vicino alla Reggia di Venaria Reale.
Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 13:03

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