Una decisione che ha fatto discutere, che ha sollevato polemiche e, addirittura, provocato l’intervento del Ministero, che è già al lavoro per una riforma che tuteli le decisioni dei docenti e le renda meno attaccabili.
STESSA CLASSE
I genitori dell’undicenne sottolineano di avere «massimo rispetto per tutta l’Istituzione scolastica», tanto che hanno deciso di non cambiare classe alla ragazzina. «È stata la stessa scuola, dopo la richiesta del Tar di riesaminare il caso, ad ammettere nostra figlia alla classe successiva, il giorno dopo la sentenza», hanno sottolineato. Una decisione arrivata dopo che i magistrati amministrativi hanno giudicato carente la motivazione della bocciatura. Sei insufficienze non sono state considerate abbastanza: sarebbe stato necessario, secondo i giudici, considerare il percorso di miglioramento seguito dall’alunna. In realtà, secondo i professori la bocciatura non era uno strumento punitivo, ma un’occasione per recuperare diverse lacune e affrontare con più serenità l’anno scolastico, evitando difficoltà. «Nostra figlia già sta studiando e, pur rispettando in generale la discrezionalità dei docenti di poter promuovere o bocciare, - hanno sottolineato ancora i genitori - crediamo che fermare a 11 anni un’alunna che ha migliorato anche il comportamento e che è stata sempre presente, con un’unica assenza durante l’anno, non rispetti il principio educativo che ogni bocciatura deve assumere e che secondo noi, nel nostro caso, era assente». La preside dell’istituto ha dichiarato che in occasione di un colloquio con i docenti è emerso che la studentessa non aveva particolari problemi, ma aveva poca voglia di studiare. Una dichiarazione che ha colpito la coppia: «Non è stata avallata in alcun modo da parte nostra nei colloqui, privati, con la Dirigente dopo la bocciatura. È vero che nostra figlia non ha una certificazione particolare, in quanto non ha alcuna peculiare condizione, ma non riteniamo che abbia poca voglia di studiare, anzi. Al contrario, è stato proprio il suo impegno e la voglia di studiare ad averci motivato nel ricorrere». Ed è proprio questo impegno, così come il miglioramento in diverse materie, che è stato considerato fondamentale dai giudici del Tar: «Il Tribunale - dicono ancora i genitori - sottolinea come la stessa Amministrazione scolastica nelle note depositate in giudizio riconosca i progressi registrati da nostra figlia». La bocciatura, nonostante i brutti voti, è stata una doccia fredda per la famiglia: «Non ce lo aspettavamo. Nei colloqui intervenuti, tra cui quello di maggio, non se ne è parlato minimamente. Il miglioramento, intervenuto in ben 7 materie, non è stato completo perché in alcuni casi a nostra figlia non è stato consentito di raggiungere la sufficienza». Nonostante l’amarezza per le polemiche - «non si è considerato che si tratta di una ragazza di soli 11 anni, ancora in formazione» - i genitori della studentessa sostengono di avere ricevuto solidarietà «da tante persone a conoscenza dei fatti».