Putin chiede aiuto al regime iraniano perché ha finito le scorte di missili, soprattutto di quelli a corto raggio? Detto che l'esercito russo ha già ricevuto di recente tonnellate di proiettili di piccolo calibro dalla Corea del Nord, resta il fatto che le proporzioni fra gli arsenali di Russia e Iran avrebbero fatto sembrare irreale fino a poco tempo fa la fornitura di SRBM, missili balistici a corto a raggio (gittata fino a mille chilometri), da parte di Teheran a Mosca, ma adesso il preoccupante scenario diventa più realistico.
Preoccupante anche perché non è chiaro che cosa otterrebbe in cambio l'Iran oltre ai ringraziamenti dei russi: caccia Su-35 o Su-30 la licenza per fabbricarli? Know how per accelerare il programma nucleare colpito dalle sanzioni internazionali? Nulla di rassicurante, insomma, considerando che nel frattempo resta terribile la situazione in Medio Oriente con la Russia che sostiene l'Iran che sostiene Hamas e Hazbollah.
La Russia ha terminato le scorte
La situazione si è aggravata dopo che il 18 ottobre scorso sono scadute le restrizioni dell'Onu sull’importazione e l'espertazione di missili balistici e droni armati da parte dell’Iran. Dal quel giorno, per qual che valevano in concreto quelle restrizioni che si teme spesso aggirate, la Russia ha detto di non sentirsi più obbligata a limitazioni. Tradotto: Mosca può farsi rifornire di missili balistici iraniani dato che le scorte sono state tutte impiegate per colpire l'Ucraina.
Si tratta di missili determinanti in un conflitto "a corto raggio" come quello in corso in Ucraina: gli SRBM possono trasportare testate tradizionali e anche NBC, nucleari, batteriologiche o chimiche, e ogni tanto qualche generale russo, irritato per la resistenza delle truppe di Kiev, ha anche minacciato l'uso di queste testate non convenzionali, minaccia tuttavia ritenuta improbabile intanto perché si combatte appunto in panorami ristretti, e poi testate non convenzionali, in particolare quelle atomiche, sono affidate preferibilmente ai missili lanciati da aerei.
La risoluzione dell'Onu
La risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - come riporta l'edizione americana di Business Insider - è stata approvata nel luglio 2015, pochi giorni dopo che gli Stati Uniti e l’Iran avevano patteggiato lforti limiti sul programma nucleare di Teheran. In fondo all'accordo anche le firme di Europa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina). La risoluzione vietava a Teheran di esportare e importare missili e droni con gittata superiore a 300 chilometri e testate fino a 500 chilogrammi.
Nella realtà le sanzioni contro il regime iraniano non erano mai state rimosse del tutto perché Teheran aveva ripetutamente violato alcuni termini dell’accordo. Inoltre missili iraniani a corto raggio Shahed-131 e droni armabili erano stati oggetto di forniture a Mosca.
Il programma nucleare iraniano
Che accadrà ora che le polveriere ucraine e mediorientali sono in piena attività? L'Iran potrebbe rischiare di accontentare la Russia sapendo che, al di là di ogni accordo internazionale, scatterebbero nuove e più pesanti sanzioni?
Problemi di Teheran e non di Mosca, tanto che il 17 ottobre scorso il ministero degli Esteri russo ha fatto capire che Mosca potrebbe cercare missili balistici a corto raggio iraniani per rafforzare il suo arsenale in vista di un altro inverno di attacchi contro l’Ucraina. "Le forniture da e verso l'Iran di prodotti che rientrano nel regime di controllo della tecnologia missilistica non richiedono più l'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", si è legge in una nota.
Le scorte russe per l'operazione speciale in Ucraina sono agli sgoccioli: da quando Mosca ha iniziato a utilizzare i droni iraniani ne ha lanciati mille in sei mesi, 500 solo nel mesi di settembre.
I rapporti tesi fra Israele e Iran
Contro queste forniture gioca tuttavia anche la considerazione non secondaria che i russi potrebbero non volere esasperare la situazione nei confronti di Israele e dei paesi arabi del Golfo che non possono considerare positivamente un rapporto sempre più stretto fra Mosca e il loro principale rivale nel Medio Oriente.
A ogni modo, temendo il peggio, gli Stai Uniti hanno intanto potenziato, come annunciato il 18 ottobre, lo schieramento per tenere sotto controllo l'Iran e la sua rete produttiva e di approvvigionamento di tecnologia: un annuncio che sottolinea l'impegno del Dipartimento di Giustizia a cui risponde la Disruptive Technology Strike Force basata anche su risorse dell’Ufficio per l’Industria e la Sicurezza del Dipartimento del Commercio: forze ingenti per investigare su eventuali trasferimenti illeciti di tecnologie sensibili a stati avversari stranieri compreso l’Iran.