L'astrofisica Ersilia Vaudo: «Insegniamo alle bambine quanto è bello sbagliare. La paura dell'errore le allontana dalla matematica»

Sabato 3 Febbraio 2024 di Maria Lombardi
L'astrofisica Ersilia Vaudo

«Il timore del fallimento trattiene le bambine e le allontana dalla matematica. E invece bisogna insegnare loro quanto è bello sbagliare. Sbaglia presto, sbaglia bene, ma sbaglia. È importante che gli insegnanti valorizzino l'errore come tappa fondamentale dell'apprendimento. L'errore vuol dire che ci hai provato». L'astrofisica Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer dell'Esa, l'agenzia spaziale europea, dal 2021 porta «il cielo dove non arriva», fa scoprire la bellezza della scienza ai bambini che vivono ai margini.

Con l'associazione "Il cielo itinerante" (da lei fondata, insieme ad Alessia Mosca, Giovanna Dell'Erba) e su un pulmino carico di esperimenti e telescopi, l'astrofisica ha avvicinato allo spazio circa 3mila bambini di 80 Comuni.


Cosa altro raccomanderebbe agli insegnanti che hanno il compito di avvicinare i bambini e soprattutto le bambine alle materie Stem?
«L'importanza dell'aspetto esperenziale: le mani sono uno strumento per imparare. E poi raccomanderei di lavorare molto sugli stereotipi. Non è vero che chi è più veloce ad alzare la mano è più bravo, non esiste essere portato o meno verso una materia. È davvero un dovere degli insegnanti portare tutti dentro il linguaggio della matematica perché è lì che si gioca il futuro e la possibilità di scegliere il futuro».


E quando si creano questi stereotipi?
«Già dalle elementari. Studi dimostrano che dai sei anni le bambine cominciano a considerarsi meno intelligenti. L'identità Stem si forma in quegli anni, è allora che si alza il muro d'ansia per la matematica. Alle elementari e alle medie si gioca tutto, al liceo è già troppo tardi».


Nonostante si continui a sottolineare l'importanza delle materie scientifiche e tecnologiche, ancora le studentesse sono una minoranza.
«Se ci vorranno ancora cinque generazioni per la parità economica, secondo i calcoli del World Economic Forum, è perché ci sono ancora poche donne nelle professioni Stem. O si va lì, dove si immagina il futuro, o questo gap non si colmerà mai. Nei Paesi più sensibili alla gender equality sono ancora poche le donne che scelgono le materie Stem. In Paesi come la Tunisia o l'India, sono molte di più le ragazze che intraprendono questi studi. Questo dimostra come, dove per le donne é più difficile affermarsi, c'è la consapevolezza che le Stem sono autostrade per l'emancipazione».


E per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, a che punto siamo?
«Forse un domani sarà più facile per i robot sostituire gli uomini che le donne. Lavorare con l'intelligenza artificiale non richiede solo competenze tecniche, ma anche empatia, capacità di persuasione e di dialogo, skill più femminili. L'AI è una grande sfida, ma rischia di perpetrare stereotipi, e dunque c'è bisogno di un senso critico diffuso per evitare che riproponga modelli che vogliamo superare. Secondo l' Ocse, in Italia nel digitale, a parità di competenze, le donne sono pagate di più».


Lo spazio è diventato più inclusivo?
«Fino ad oggi circa 600 persone sono andate nello spazio, le donne sono state solo il 12 %. Sta ripartendo l'avventura della luna con la missione Artemis, la gemella di Apollo: già il nome dà una connotazione al femminile e di inclusione. La selezione dell'Esa, conclusa nel novembre 2022, per la prima volta ha portato a un gruppo composto una metà da uomini e un'altra metà da donne. Amo ripetere che lo spazio brilla, c'è un interesse sempre più grande da parte dei talenti femminini verso le carriere spaziali. La narrativa rispetto allo spazio non è più tecnologica e colonizzatrice, ma di impatto, di possibilità di cambiare il mondo, e dunque è più interessante anche per le donne».
 

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 18:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA