Ancora polemiche sul caso Rula Jebreal dopo l'esclusione della giornalista dal festival di Sanremo. «Sabato scorso mi hanno telefonato pregandomi di fare io il passo, di rinunciare spontaneamente. Mi sono rifiutata. Gli ho mandato un messaggio scritto: se volete censurarmi dovete essere voi ad assumervene la responsabilità», spiega in un'intervista a Repubblica la giornalista palestinese naturalizzata italiana, consigliera del presidente francese Macron per il gender gap, analista di politica estera, nota al pubblico tv dagli inizi a La7 all'Annozero di Michele Santoro (2006), autrice di romanzi, impegnata in campagne sui diritti umani.
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«Evidentemente - aggiunge - qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace. In Rai c'è un brutto clima», sottolinea la Jebreali.
«Si trasmette un'immagine chiusa vecchia dell'Italia.
Quanto alle accuse di avere definito l'Italia un Paese razzista, «resto allibita - dice la Jebreal - Sono grata all'Italia, e dopo quel che è successo intensificherò le mie presenze qui, non solo per venire a trovare mia figlia. Impegnarsi contro la xenofobia e la violenza sulle donne non deve essere né di destra né di sinistra. Se qualcosa devo rimproverarmi, è di non avere spiegato meglio quel che stavo facendo all'estero anche per onorare la mia cittadinanza italiana», conclude.