Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 80, giorno 10. Brizé fa Lelouch
Franco sorprende, Szumowska inquieta

Sabato 9 Settembre 2023

Finale di Concorso. Bella chiusura: non fuochi d’artificio, ma nemmeno petardi. Tre film apprezzabili, tre film di coppie. Che si lasciano, che si trovano, che si inventano. Coppie, ma anche doppi. Di se stessi, come accade nel film polacco. Partiamo da qua.

La Polonia da Solidarność ai giorni nostri, la vita di Andrzej in Aniela. Il Paese che cambia, il corpo che si trasforma. Il giovane Andrzej scopre presto di non sentirsi a proprio agio come uomo. Il ragazzo è timido e per superare il trauma s’innamora di una donna, la sposa e fa due figli. Ma se il dilemma resta sotterraneo, il tempo ne reclama sempre più l’urgenza. E anche se è più facile essere amati per quello che non si è, decide di rivendicare la sua natura. Sarà un calvario. Un film desolato "Woman of", volutamente spento nella lacerazione continua di sé, dal ritmo lento, cronologicamente confuso all’inizio come lo stesso disordine esistenziale del protagonista, capace di descrivere il trauma e il successivo dramma elaborandolo politicamente, contro l’ottusità di uno Stato che ancora oggi, come capita ancora in troppe zone del mondo, nega il riconoscimento alla disforia di genere. Małgorzata Szumowska pialla forse un po’ troppo le asperità maggiori, le conflittualità interne alla coppia, il bullismo di una società sempre troppo cattiva verso i più fragili, ma sa costruire il cammino interiore di una trans, che, una volta accettata la sua peculiarità, va fino in fondo, anche a costo di una sfida impari con il mondo e pagando ogni sorta di vessazione, galera compresa. Con Małgorzata Hajewska-Krzysztofik da Coppa Volpi (unisex?) Voto: 6,5.

A sorpresa piace “Memory” di Michel Franco, regista solitamente incattivito dalle sue stesse storie, con un cinismo spesso fastidioso verso i propri personaggi. Così è quasi sorprendente scoprire come il regista messicano, pur tentato ogni tanto di innervare il racconto con qualche scampolo di crudeltà, riesca a raccontare una storia d’amore fragile e discontinuo, con una sensibilità inconsueta, rischiando di diventare perfino sentimentale. Sylvia è una giovane madre (del padre non veniamo mai a conoscenza). Ex alcolista si dà da fare nell’assistenza ai più deboli. Ha un rapporto conflittuale con la madre. È incostante e troppo protettiva con la figlia, ma solo per timore che compia gli stessi suoi errori. Una sera, rientrando a casa, è seguita da un uomo (Saul), che non ha memoria breve e spesso compie gesti che non capisce. Tra i due, dopo un inizio burrascoso per accuse adolescenziali infamanti, nasce una relazione, non alimentata dai parenti. La memoria come traino vero, falso, inventato del proprio passato: Jessica Chastain e Peter Sarsgaard danno corpo a un duetto di emarginati che vogliono disperatamente trovano un posto sincero nella loro famiglia e nella società, mentre “A whiter shade of pale” dei Procol Harum fa da costante colonna sonora. Non sarà lo Scorsese di “New York story”, ma Franco stavolta merita l’applauso. Voto: 7.

Chiude il Concorso “Hors saison” di Stéphane Brizé, che abbandonati i duelli socio-politici nel mondo del lavoro, torna alle perlustrazioni intimistiche, con un film quasi piccolo (di fatto sono solo due i personaggi), preferendo quasi una mistica della location bretone, con tutta la propria struggente malinconia, a un confronto sui territori del rimpianto tra Mathieu (Guillaume Canet) e Alice (Alba Rohrwacher), fidanzati un tempo ormai lontano e che ora si ritrovano quasi casualmente. Se ci sono film in cui ci sono tante cose e si parla molto ma alla fine ci si ritrova con quasi niente, qui avviene il contrario: alle parole a volte si preferisce il rumore del mare, ai dialoghi serrati i lunghi silenzi, magari intervalli da sms al cellulare. Una sinfonia per anime perse, forse un po’ estenuante e con qualche indugio nella bruma tra le scogliere, con qualche digressione divertente (la tecnologia imperante, il duetto cinguettante). Lelouch è dietro l'angolo. A Brizé va anche il merito di far recitare Alba Rohrwacher come mai prima. Voto: 7,5.

 

Ultimo aggiornamento: 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA