Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 79, giorno 11. Lacrime e Leone
I premi meriterebbero più attenzione

Domenica 11 Settembre 2022

Le lacrime di Julianne Moore hanno dunque prevalso su tutto, come accadde con quelle di Meryl Streep qualche anno fa a Berlino. Lo si era capito quando la presidente della giuria di quest’anno uscì dalla proiezione di “All the beauty and bloodshed” di Laura Poitras, documentarista statunitense famosa soprattutto per “Citizenfour”, Oscar 2015. Un segnale che tutti hanno sottovalutato. E così la vigilia, come spesso accade, viene tradita in quei film che sembravano destinati al Leone: da “The banshees of Inisherin” e soprattutto “No bears” del regista iraniano Jafar Panahi, com’è noto ora in carcere, e che invece si sono dovuti accontentare di premi inferiori. Il Leone vola quindi ancora una volta in America (d’altronde in Concorso la presenza Usa era rumorosa), terza volta negli ultimi 6 anni e finisce nelle mani di un film che commuove senz’altro, proponendo una dura storia personale e collettiva, che ricorda come un farmaco pericoloso lasciato in commercio abbia portato molte persone a morire; ma detto questo dal punto di vista cinematografico la rilevanza è blanda: il Leone è dunque modesto, scelto come spesso accade per motivi puramente contenutistici, un’opera insomma poco originale e che probabilmente lascerà distratto un possibile pubblico futuro e nel tempo verrà dimenticato facilmente.

L’Italia esce male, anche calcolando i due premi (regia e attore emergente) assegnati a “Bones and all” di Luca Guadagnino, un film internazionale che di italiano ha davvero poco, a parte il regista. D’altronde siamo molto lontani dalle notevoli proposte, invero occasionali, dell’anno scorso e purtroppo se almeno “Il signore delle formiche” di Amelio ha un suo slancio dignitoso, i lavori di Crialese e Nicchiarelli finiscono in fondo alla classifica delle preferenze. Esce in modo poco rilevante alla fine anche Jafar Panahi, nel palmares solo come Premio speciale della giuria, nonostante il suo film sia uno dei più indispensabili in Concorso e uno dei suoi migliori di sempre, lavorando sul linguaggio cinematografico in modo vertiginoso, ma questi meriti solitamente dalle giurie non vengono apprezzati ed è davvero un errore, oltre che un peccato. Nemmeno il film di Martin McDonagh, che aveva messo d’accordo critica e pubblico, e serio candidato al Leone può essere troppo soddisfatto. Certo due premi non sono pochi, ma vanno alla sceneggiatura e al migliore attore, giusto riconoscimento al bravissimo Colin Farrell. E a proposito di attori, era proprio necessario sottolineare la consolidata bravura di Cate Blanchett, ovviamente di grande rilevanza nel film “Tár”, e non rivolgere lo sguardo ad altre performance da lanciare, tipo Trace Lysette, trans di grande coinvolgimento in “Monica”?

In un palmarès che vede tre film andare in doppio premio, il che denota probabilmente la difficoltà della giuria ad ampliare la scelta (davvero non c’era altro su cui prestare attenzione?), spicca ovviamente “Saint Omer” della regista esordiente Alice Diop (già segnalatasi come documentarista), che si porta a casa il Leone d’oro del futuro e il Gran Premio della Giuria, forse un po’ troppo, pur in un film di spessore su un fatto crudele (infanticidio). 

È stata un’edizione buona, non di più, un po’ inferiore alle attese: diversi film medi, poche eccellenze, ma anche poche ciofeche. Ventitré film in gara sembravano troppi alla vigilia e tali sono apparsi anche in corso di Mostra: francamente tre-quattro di questi potevano anche non esserci, avrebbe reso tutto più snello. Assai problematico, com’è noto dal primo giorno delle prenotazioni, il sistema per accedervi, il che interessa solo a chi sta qui, ma speriamo che l’anno prossimo vada meglio, anche se lo avevamo detto anche l’anno scorso. Venezia chiude dimostrando che i grandi festival, in generale, oggi forse meriterebbero un ripensamento globale, oggi fortemente caratterizzato dal desiderio di offrire tanto, che diventa troppo e che alla fine fa perdere molte cose.

 

Ultimo aggiornamento: 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA