Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 76, giorno 1. Kore-eda si conferma
Corsini e Cailley assai meno

Giovedì 18 Maggio 2023

Parte il festival di Cannes e come sempre il delirio è incontrollato. L’inizio non è troppo incoraggiante, il meglio senza dubbio verrà. I nomi ci sono.

LE RETOUR di Catherine Corsini (Concorso) – Khédidja, una madre con due giovani adolescenti, torna in Corsica dopo diversi anni per fare la domestica in una villa di gente agiata, nel ricordo di una tragedia passata. Le due ragazze esplorano il mondo che le circonda, cercando l’amore e le loro origini. La veterana Corsini non riesce a restare sulle corde del precedente “Parigi, tutto in una notte” e a causa anche di una sceneggiatura non particolarmente ispirata, si affida agli episodi per creare tensione e interesse. Ma il film, compreso il desiderio di libertà delle figlie, una delle quali lesbica, passa presto allo sbadiglio e rischia di essere dimenticato in fretta. Voto: 5,5.

MONSTER di Kore-eda Hirokazu (Concorso) – Minato non è un bambino facile: ha perso presto il padre, vive con la madre occupata in una stireria. A scuola i problemi non mancano: un professore non lo vede di buon occhio accusandolo di bullismo, con i compagni non si trova in sintonia, a parte l’amico del cuore con il quale ha un’amicizia che forse nasconde un sentimento che sta nascendo. Ancora una volta Kore-eda entra nel vivo delle dinamiche familiari, ne estrapola tormenti e desideri, si affaccia sempre con curiosità nel mondo dei bambini. Costruito in tre blocchi distinti che rappresentano il punto di vista di ciascun personaggio (il bambino, la madre, il professore), il film rischia lo schematismo, riscattato dalla consueta sensibilità del regista giapponese, capace, pur nel suo stile tendente al soffice, di indagare profondamente sui fatti e sui sentimenti, specie quelli che toccano il rapporto tra i due ragazzi. Voto: 6,5.

LE RÉGNE ANIMAL di Thomas Cailley (Un certain regard) – Nemmeno Cailley riesca a confermare l’ottimo esordio di “The fighters”, coltivando la sua seconda opera sull’ennesima variante della metamorfosi kafkiana, dove un giovane ragazzo si sta trasformando in un animale, seguendo la stessa mutazione compiuta dalla madre, protetto dal padre, che cerca di salvarlo dalla caccia a cui vengono sottoposti le persone che stanno per cambiare genere. L’horror irrompe nella quotidianità con la malinconica, disperata grazia di chi non sa più cosa essere, osteggiato da un mondo che inevitabilmente cerca di mantenere intatta la natura consueta. Ma Cailley gioca in modo smascherato la chiave ironica, non riuscendo sempre a impattarne l’effetto, mentre rimangono inevase tutte le domande che la storia richiederebbe. Ma la colpa più grave è quella di non sapere chiudere il film, prima di una quantità fastidiosa di finali. Peccato, perché alcune atmosfere sono riuscite e almeno tre momenti vanno ricordati: il primo volo gioioso dell’uomo-uccello, l’abbraccio del padre al figlio alla scoperta della contaminazione, la caccia finale. Voto: 5.

 

Ultimo aggiornamento: 12-09-2023 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA