Colpa del Covid oppure era prevedibile che ad un certo punto l’imperatore della moda , Giorgio Armani , accettasse l’idea di poter rinunciare alla totale proprietà della sua azienda per dividerne con altri la responsabilità? Un giro d’affari che nel 2019 ha registrato 2.159 miliardi è cosa che farebbe gola a chiunque, considerando anche che il brand guidato ancora dall’ultraottantenne stilista-imprenditore gode ottima salute anche nel momento in cui per tutti i bilanci si sanno riducendo precipitosamente. Da sempre Armani ha rifiutato ogni allettante, anche allettantissima, proposta di condivisione societaria perché ha ritenuto che solo lui, da solo, sarebbe stato il comandante giusto per la sua “nave”. E Il tempo gli ha dato ragione. Lui quella “ nave” ha saputo condurla in ogni tipo di situazioni con grande saggezza e dignità diventando il manager della moda più invidiato e corteggiato nel mondo. Ma il tempo passa e anche gli imperatori invecchiano: è normale che oggi - anche indipendentemente dalla condizione negativa imposta dalla pandemia in tutto il mondo - Giorgio Armani pensi al futuro con maggiore disponibilità a una eventuale, parziale, cessione di quote. Per difendere la sua famiglia aveva già creato la fondazione a suo nome nella quale far convergere gran parte di azioni a tutela della posizione dei familiari o degli eredi designati, ma non si è ancora pronunciato su chi potrebbe sostituirlo nella guida reale del gruppo. Non ha figli re Giorgio, bensì un socio amico da sempre, Pantaleo Dall’Orco (il familiare Leo) , due nipoti, Silvana e Roberta e un nipote, Andrea Camerana imparentato con casa Agnelli: ma , pare, nessuno di questi è ancora stato designato a sostituirlo: “non vedo ancora il boss” - pare sia il pensiero di Armani secondo chi gli sta vicino. I sussurri sono molti: c’è chi parla di proposte avviate da grandi gruppi che potrebbero essere la OTB di Renzo Rosso, o una Holding della famiglia Agnelli, o un imprenditore non necessariamente della moda. Comunque una realtà commerciale italiana per volontà di Armani, quindi si escluderebbero le famose sigle francesi “padrone” della moda d’Oltralpe ma anche al di qua delle Alpi ! O potrebbero essere tutte chiacchere prive di fondamento. La curiosità aumenta ma re Giorgio sembra detenere ancora le redini ben salde sulla sua creatura. Chi lo conosce avanza dubbi sulla reale volontà di Giorgio Armani di cercare una eventuale soluzione per l’azienda ritenendolo incapace di cedere, di rinunciare al bastone del comando. Un re di solito non rinuncia alla sua corona a meno che non gli venga strappata - commenta qualcuno vicino allo stilista. E per ora non ci sono motivi reali che facciano dubitare in questo senso.
Sussurri e grida nella moda circolano anche intorno a Gucci, che , al contrario di Armani sta registrando una caduta di introiti considerevole. Colpa del Covid? O di Alessandro Michele che non risponde più adeguatamente alle necessità di rinnovamento di un messaggio stilistico vincente sul piano della trasgressione ,incoraggiato dall’AD Bizzarri che ha creduto nella religione della diversità estetica praticata creativamente da Michele. Una scelta finora vincente che nell’identificazione con il marchio Gucci è risultata appagante ma che con l’arrivo della pandemia deve fare i conti con altra realtà. Oggi dilaga una voglia di quasi normalità, un desiderio di distanza da bizzarrie che una situazione reale di emergenza rifiuta. Forse il look over-diversità di Alessandro Michele per Gucci è arrivato al dunque . Gucci è in sofferenza di cassa e il primo a pagarne le spese potrebbe essere proprio lo stilista che inventò il modo di vincere annullando norma, tradizione e consuetudini.
Siamo affacciati alla finestra che per ora si apre solo su uno schermo digitale. Vedremo cosa potrà cambiare e come oppure tornare sulla via di prima. Ma ne dubito: il Covid le cose le ha già cambiate, forse più di quanto per ora ci sia palese.
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