Donne: più che mai in questi giorni si parla di donne, di campagna contro la violenza, di festa della donna che tra qualche giorno ci riempirà di buoni propositi, di discorsi inneggianti l’ex sesso “debole”! La moda non poteva restare un discorso da poco, soprattutto in questo tempo in cui grandi firme (prima fra tutte Christian Dior) , dedicano intere collezioni alla revanche femminile, all’affermazione di una donna liberata da complessi e tabù. E in passerella sono stati proposti abiti “pensati per far sentire la donna finalmente in clima di parità culturale e intellettuale con l’uomo”, come ad esempio il “peplo “ che Maria Grazia Chiuri ha interpretato nell’ultima collezione Dior come “abito che accompagna il corpo femminile senza mai costringerlo, abito “libero”. - “ C’è ancora molta misoginia - ha dichiarato la Chiuri - molta disparità: le donne hanno una visione inclusiva e hanno in sé un concetto che gli uomini non hanno, quello di “aver cura”. Sono convinta che la moda abbia una grande opportunità: può usare la visibilità che ha per cambiare le situazioni critiche”. Parole da condividere ma che potremmo rivolgere noi agli stilisti. Usare la propria visibilità per cambiare le cose dovrebbe essere anche aiutare tante ragazze e ragazzi a non morire di anoressia. Una piaga questa malattia indotta che - anche se ne parliamo meno - esiste ancora, tanto che pochi giorni fa, il 1 marzo, su Change.org e poi sui media di tutto il mondo , è stata pubblicata la petizione di una modella, accompagnata dall’avallo di oltre 17 mila firme, affinchè per le sfilate vengano rifiutate dagli stilisti e non incoraggiate (e ingaggiate) le modelle troppo magre ai fini di interrompere una cultura del magro , una scheletrofilia che è solo deleteria e non risparmia né i più ingenui né i più accorti.
Alessandro Michele, stilista di Gucci e autore del nuovo corso che taglia di netto ogni residuo di vecchia sensibilità , offrendoci con le sue collezioni spettacoli d’urto che “devono risultare come pugni sullo stomaco”, probabilmente come tanti - a parole - si dichiara (suppongo) contro il rischio di anoressia, contro quella moda che induce tanti giovani ad annullarsi in una corsa al sempre più magro, per un’estetica alla Egon Schiele che riporta una simbologia di morte serpeggiante tra tutti coloro che rinunciano per un motivo o un altro a nutrirsi, a godere della natura nel suo pieno rigoglio. A parole. Ma pochi giorni fa , proprio nella sfilata Gucci per l’autunno-inverno 2020-21, firmata da Alessandro Michele, usciva in passerella ( e non era l’unica!) una modella (che non sappiamo se mentre scriviamo sia ancora viva!) che sfoggiava un bustier di pelle nera stringato, con lunga gonna dai grandi volants a toccare terra portando con orgoglio la sua taglia 34: misure 81 - 63 - 79. Con la petizione inviata a tutti gli organi di informazione, la modella (Elisa d’Ospina, uscita miracolosamente dal rischio di morte per denutrizione) con la nuova protesta inviata , chiede che venga proibito con mezzi drastici, con un decreto legge ,con una penalizzazione pesante, non più solo come esortazione, l’utilizzo di modelle sottopeso ma anche sollecita per il mondo della moda l’immissione di controlli affidati a personale competente in fatto di nutrizione. Alla moda dunque un compito di verità. A noi l’incarico di comunicare che vivere ( che è anche mangiare) è bello quanto una bella figura di donna sana, un bel tramonto, un bel vestito.
Ultimo aggiornamento: 19:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi