È corsa contro il tempo in Islanda per salvare circa 300 pecore intrappolate nella città di Grindavík, minacciate dalla colata lavica del vulcano Fagradalsfjall, in eruzione dalla mattina del 14 gennaio.
Gli animali soli nella città evacuata
La cittadina, devastata dalla lava che ha distrutto case e strade, è ormai stata completamente evacuata (circa 4000 persone sono state allontanate), ma il bestiame e gli animali domestici che i proprietari non sono riusciti a salvare si trovano ancora lì.
Pare che le operazioni di recupero sarebbero in parte osteggiate dalle autorità. La televisione statale islandese RUV ha raccolto la testimonianza dell’allevatore Gréter Jónsson, che ha avuto il permesso di spostare il suo bestiame da Grindavík a Selvog, non prima però di aver discusso animatamente contro le autorità che presidiano la zona. È riuscito a salvare 24 su 25 capi, una pecora era già ammalata e non è riuscita a sopravvivere.
Le polemiche
Il problema deriva, secondo l’Associazione islandese per il benessere degli animali, dalla priorità che si sta dando al recupero e trasferimento di macchinari costosi per la quale sono già state concesse le dovute autorizzazioni, mentre per gli animali in pericolo si attende una decisione ufficiale.
Tra il 18 e 19 dicembre scorso il vulcano Fagradalsfjall aveva già dato spettacolo, ma l’eruzione si era fermata lontano dal centro abitato, dando così il tempo agli allevatori di portare in salvo i propri capi. Una volta finita la prima emergenza, erano stati riportati a casa. Ma ora il tempo stringe, perché il magma pare essersi fermato, ma l’allarme non è rientrato. Si trova infatti poco al di sotto della superficie e potrebbe sgorgare fuori da un momento all’altro, trovando un qualsiasi canale per usarlo come condotto e i terremoti continui nella zona potrebbero provocare nuove voragini e fuoriuscite di lava.