Napolitano spegne le telecamere

Venerdì 29 Agosto 2014
È stato accolto dagli applausi quando è arrivato e quanto se n'è andato. E il presidente della repubblica Giorgio Napolitano non ha tradito i cittadini di Mestre che ieri mattina, avvertiti dal tam tam, lo hanno aspettato in via Carducci davanti a villa Settembrini: prima di andarsene, protetto dalla scorta personale e dalla Polizia, è sceso dall'auto e si è avvicinato alla gente per ricambiare di persona il saluto.
Dentro a villa Settembrini c'erano i rappresentanti delle varie categorie cittadine, alcuni politici e Nicola Pellicani, il segretario dell'omonima Fondazione intitolata al padre Gianni, amico fraterno e compagno di partito del presidente della Repubblica, scomparso il 21 aprile del 2006. Fu deputato e vicesindaco negli anni Settanta e Ottanta, ma soprattutto fu per decenni il leader indiscusso dei comunisti veneziani che, assieme a Napolitano, comprese la necessità di riformare il Pci e di un accordo strategico con i socialisti.
Il figlio assumerà quello che, negli anni Settanta, era il ruolo del socialista Mario Rigo? Diventerà sindaco di Venezia? È la domanda che si ponevano tutti ieri mattina, pensando alla visita di Napolitano come ad una possibile investitura presidenziale. E avevano voglia, i pompieri, a ricordare che ormai è la quinta volta che Giorgio Napolitano, approfittando soprattutto della Mostra del Cinema, arriva nella sede della Fondazione Pellicani. La linea prevalente era quella ben riassunta da Laura Fincato, ex assessore ed ex presidente del Comitato per l'Expo: «Non ha parlato delle elezioni amministrative e men che meno ha detto che Nicola Pellicani sarà candidato sindaco ma è venuto a Mestre nella sede della Fondazione».
E il possibile candidato del centrosinistra? Lui non risponde, sapendo che se anche la visita del presidente era programmata da tempo, non può evitare che girino voci in città. Che gli facciano piacere o meno non lo dice.
Che cosa si sono detti, dunque, i partecipanti all'incontro nella sala della Fondazione? Giorgio Napolitano ha parlato a braccio e ha preteso che le telecamere predisposte dalla Fondazione venissero spente. Così la cronaca dell'incontro si ricava dalle testimonianze dei rappresentanti delle varie categorie. Hanno parlato Nicola Pellicani e il presidente. Il primo ha illustrato i tre ambiti in cui si sviluppa il lavoro della Fondazione: la ricerca storica su Venezia e Marghera, la città contemporanea metropolitana, e il festival della Politica la cui quarta edizione si terrà a Mestre dall'11 al 14 settembre.
Il presidente della Repubblica ha molto apprezzato l'impegno profuso nel promuovere la politica in un tempo che vede, invece, un suo progressivo impoverimento e un proliferare di centinaia di festivali, alcuni anche inventati. E ha lodato il lavoro sulla città metropolitana, auspicando però che resti sempre alta l'attenzione sulla difesa del territorio perché la ripresa economica passerà per nuovi cantieri edilizi ed è forte il rischio di un consumo eccessivo del suolo già compromesso, come dimostrano alluvioni e frane e altri sconvolgimenti.
Il segretario della Fondazione Pellicani ha poi posto l'accento sulla necessità di rivedere la Legge Speciale per Venezia, città che ha bisogno di risorse straordinarie per essere salvaguardata. E il presidente, che all'epoca della prima Legge Speciale del 1973 era parlamentare mentre Gianni Pellicani a Venezia è stato uno dei padri assieme a Mario Rigo e a Gianni De Michelis, ha ribattuto che tutte le cose devono essere riviste non buttando a mare però quel che di virtuoso c'era nella prima norma. A questo proposito Napolitano ha ulteriormente lodato la Fondazione perché, studiando la storia, ravviva la memoria che tanti politici purtroppo hanno perduto, e ha citato l'esempio delle baruffe sulla riforma del Senato: sembrava che molti parlamentari partissero da zero, non ricordando le commissioni e i lavori fatti dagli anni Ottanta in poi proprio sull'argomento.
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