«Ma in politica non si può patteggiare»

Venerdì 29 Agosto 2014
Comprendono, ma non sono d'accordo. Gli esponenti del Pd veneziano, oggetto dell'attacco dell'ex sindaco Giorgio Orsoni rispondono per le rime alle accuse di "non aver capito" la sua richiesta di patteggiamento per il bene della città. Marco Stradiotto, il segretario provinciale, conferma che è a causa di quell'atto che sono venute meno le condizioni per tenere in piedi la giunta.
«Quando Orsoni ha patteggiato - commenta Stradiotto - si è chiuso il discorso. E lo dice uno che sperava in un errore giudiziario e lo spera ancora. Quando, con la richiesta di patteggiamento ha ammesso politicamente di aver fatto qualcosa che non va, non era più possibile andare avanti».
L'ex sindaco, ha però sostenuto che la richiesta di chiudere subito è stata un "sacrificio personale che non è stato compreso".
«Speravo che lui ne uscisse a testa alta, ribaltando i tavoli e dichiarandosi innocente - continua - evidentemente ha ragionato da avvocato e non ha valutato che per la politica un patteggiamento è ammettere una colpa. E la politica queste cose non le perdona. Se non ha fatto niente come spero doveva andare avanti, non patteggiare. Tant'è che gli assessori non lo avevano mollato e io stesso lo avevo difeso di fronte agli attacchi del partito nazionale e regionale».
Stradiotto non se la sente neppure di dire che il suo partito ha causato con le dimissioni dei suoi consiglieri quel vuoto di potere che la città sta pagando con l'approvazione del canale Contorta e della Tav a Tessera. Due cose cui Orsoni si era opposto con fermezza.
«Lo capisco sul piano umano - conclude Stradiotto e credo che per lui quella vicenda sia stata un trauma grande. Però i problemi di bilancio del Comune sono nati dal fatto che la manovra si basava quasi tutta su una partita eccezionale come la vendita del Casinò. Una manovra che Orsoni ha tenuto nei dettagli riservata a sè e all'amministratore della società».
Più morbido il segretario comunale, Emanuele Rosteghin: «Assessori e consiglieri non volevano abbandonare Orsoni. Poi sono venute meno le condizioni politiche per poter proseguire serenamente l'azione. Abbiamo preso questa decisione con amarezza».
Rosteghin preferisce però pensare al domani.
«Serve un forte e profondo slancio verso il futuro e per questo stiamo mettendo insieme una classe dirigente nuova. Sulla sicurezza - conclude - bisogna fare di più e così sulla riorganizzazione del turismo. E serve un welfare rivolto soprattutto ai più deboli».
Michele Fullin

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