Le capanne restano, si muove la Finanza

Domenica 23 Novembre 2014
Quella che appare nella foto scattata dal Nucleo operativo navale della Guardia di Finanza di Venezia è la spiaggia del Lido. Ci vuole uno sforzo di fantasia per riconoscere un arenile dove poter prendere il sole o fare una passeggiata. E infatti la Guardia di Finanza ha appena consegnato una segnalazione alla Direzione Ambiente del Comune, parlando di alterazione della quota dell'arenile in difformità a quanto concesso dalla stessa Direzione. In alcuni casi pare non sia stata nemmeno richiesta l'autorizzazione per la movimentazione della sabbia.
È proprio questo che succede a fine stagione: in riva al mare prendono la sabbia con le ruspe e la spingono verso l'interno creando delle enormi montagne, per difendere le capanne o anche per salvare la sabbia dalle mareggiate. Come si vede dalla foto il paesaggio ne esce deturpato; e sembra si possa ipotizzare pure la trasformazione del territorio non autorizzata, un reato penale, e anche su questo la Guardia di Finanza sta lavorando per un'eventuale ulteriore segnalazione.
Altri problemi, insomma, per il Consorzio Balneari del Lido di Venezia dopo che lo scorso agosto alcuni iscritti hanno ricevuto dall'Agenzia delle Entrate una contestazione per il mancato accatastamento delle aree occupate dagli stabilimenti balneari. La questione degli accatastamenti è la madre di tutto il lavoro della Guardia di Finanza, che sul fronte amministrativo vede impegnato attivamente il sub commissario Michele Scognamiglio nel tentativo di porre ordine ad una situazione complessa: ci sono intere aree cittadine, a Venezia e anche in terraferma, che non risultano accatastate o, come minimo, che hanno gli estimi non aggiornati. E questo, in termini pratici, significa che tanti edifici e strutture che producono reddito non pagano le tasse come l'Imu o le versano solo in minima parte. Il Consorzio del Lido ha scritto ai primi di ottobre al commissario prefettizio Vittorio Zappalorto chiedendo una conferenza di servizi, dato che se gli iscritti dovessero pagare le somme ingenti richieste, rischiano di chiudere. Un danno enorme, sottolinea il Consorzio, non solo per gli imprenditori ma per l'intera città perché le capanne del Lido sono un unicum al mondo, nascono nell'Ottocento e sono custodi di memorie blasonate, come quelle della Belle Epoque, e immortalate da scrittori (Thomas Mann) e registi (Luchino Visconti). Il Consorzio sostiene che l'accatastamento non va fatto perché si tratta di manufatti amovibili balneari. Vale a dire che sono capanne smontabili, come avviene in tutte le spiagge italiane che, a fine stagione, vengono svuotate da ombrelloni, sdraio, cabine.
Non al Lido dove le capanne rimangono al loro posto. E le muraglie di sabbia impediscono di godere della spiaggia tornata libera, anche solo per una passeggiata in riva al mare. Eppure la Soprintendenza del Veneto ha segnalato più volte la cosa, sostenendo che si tratta di elementi importanti del paesaggio ma raccomandando che a fine stagione vengano rimossi. Altrimenti non sono più manufatti amovibili balneari ma strutture fisse come veri edifici.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci