Gondolieri, a processo la lite per amore

Mercoledì 22 Ottobre 2014
Speronò la gondola sulla quale si trovava il collega-rivale, con il quale da tempo era in corso una furiosa lite iniziata per questioni di donne.
Mauro Ceselin, "pope" in servizio allo stazio di Vallaresso, è finito sotto processo per lesioni, minacce e violazione dell'articolo 1141 del Codice della navigazione, ovvero danneggiamento aggravato di imbarcazione: ieri mattina il sostituto procuratore Francesca Crupi ha chiesto la sua condanna a nove mesi di reclusione.
L'episodio finito sotto accusa risale al giugno del 2012, ed ebbe ampia eco in città. Vittima dello speronamento fu il gondoliere Massimo Bon, dello stazio di Santa Maria del Giglio, che quel giorno era al remo della gondola di un collega, e stava trasportando alcuni turisti. Ceselin ha raccontato di aver incrociato il rivale con la sua gondola e di essere stato da lui minacciato: Bon avrebbe fatto intendere di volerlo sgozzare, passandosi l'indice della mano sotto la gola. Episodio che, stando al racconto di Ceselin, si assommava a numerose altre minacce ricevute in precedenza. Per questo motivo il "pope" di Vallaresso, dopo aver concluso il servizio ed essere sceso dalla gondola, decise di mettere in atto un'azione punitiva: salì sul proprio barchino a motore e si posizionò lungo il canale dell'Albero, non lontano dall'hotel Gritti, aspettando che il rivale rientrasse verso lo stazio. Non appena vide la gondola di Bon, Ceselin accelerò e finì per speronarla, senza accorgersi che a bordo si trovavano ancora alcuni turisti. Bon volò in acqua, procurandosi ferite dichiarate guaribili in una quindicina di giorni. Per cercare dall'acqua dal canale il "pope" di Santa cercò più volte di salire sul barchino del rivale, il quale però lo respinse nuovamente in canale. La scena fu registrata da una telecamera e la polizia acquisì il video nel corso delle indagini avviate sull'episodio.
Nel corso del processo il legale di Ceselin, l'avvocato Vincenzo Di Stasi, ha cercato di ridimensionare i fatti, collocandoli nell'ambito dei toni spesso particolarmente accesi che caratterizzano i rapporti tra gondolieri, che sono soliti utilizzare un linguaggio particolarmente "colorito", soprattutto durante i litigi.
Quanto alla principale imputazione, quella di danneggiamento di imbarcazione, il difensore sostiene che in quel canale non è applicabile il Codice della navigazione in quanto non si tratta di acque marittime, ma più semplicemente di acque interne. Per questo motivo ha chiesto il non doversi procedere.
Il giudice Claudia Gualtieri ha rinviato l'udienza al prossimo 28 ottobre per la sentenza. Bon non si è costituito parte civile contro il collega. Prima del processo Ceselin ha risarcito i danni provocati alla gondola, che è di proprietà di un terzo gondoliere, il quale l'aveva lasciata quel giorno in uso a Bon.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci