Massacrato con la stampella del padre

Giovedì 24 Luglio 2014
«Non sappiamo più come difenderci. Cosa dobbiamo fare? Mettere la corrente elettrica che passa nel portone di ingresso, così restano secchi? Non serve neanche quello, ormai, perché questa gente sa come muoversi. Sarebbe capace di disattivare anche un sistema del genere». Si sfoga, al telefono, sotto choc, Dina Durì che nelle prime ore di ieri è stata protagonista di un tentativo di furto in casa trasformatosi in rapina e pestaggio a Visinale del Judrio, nel comune di Corno di Rosazzo. «Erano circa le 2 e 10 quando abbiamo sentito abbaiare forte il nostro cagnolino - racconta -; non ci siamo scomposti più di tanto perché lo fa abbastanza spesso, a volte senza apparente motivo. Ma poco dopo, che eravamo già svegli, io e mio marito abbiamo visto apparirci davanti due energumeni con la faccia coperta da un passamontagna. È stato come vivere in un incubo. Per fortuna nostro figlio Antonino, che abita con noi, sentendo dei rumori si è alzato ed è venuto in nostro aiuto». Vistisi scoperti, i due ladri hanno intimato alla famiglia di consegnare loro tutto il denaro contante che avevano in casa: «fuori i soldi». Non ricevendo subito risposta sono passati dalle parole ai fatti: «hanno impugnano le stampelle di mio marito, quelle che usa per muoversi, povero, perché non sta bene. Poi si sono avventati conto mio figlio, massacrandolo di botte. È stata una scena spaventosa, che non riuscirò mai a dimenticare nella mia vita. Ho già paura a pensare alla prima notte che dovrò affrontare dopo queste violenze: non riuscirò a dormire e, a ogni piccolo movimento, alla prima foglia che si muove, trasalirò». Per diversi minuti, il figlio della coppia, Antonino Volpe, subisce passivamente l'aggressione sotto gli occhi dei genitori, sconvolti. «Ne ha prese, tanto che una delle stampelle si è piegata e lui ha riportato un taglio in testa molto esteso, che ha richiesto dieci punti di sutura - dice la Durì -. Adesso deve stare fermo immobile per almeno due settimane». Volpe, però, riesce a reagire alle botte: afferra anche lui una stampella del padre e si difende: «sembrava di essere su un ring. Si sono picchiati a lungo. Ho guardato mio figlio: aveva la faccia coperta di sangue tanto che credevo avesse perso un occhio. Alla fine se ne sono andati, per fortuna, e noi abbiamo chiamato aiuto». Antonino Volpe, titolare dell'azienda agricola «Le due torri», si fa medicare. Sul posto giungono i carabinieri della stazione di San Giovanni al Natisone che cercando di ricostruire quanto accaduto col supporto del personale della scientifica di Udine. Le telecamere private dell'azienda agricola, nota per la produzione di vino, hanno ripreso tutto: i due malviventi si vedono chiaramente nei nastri, ma non è possibile riconoscerli poiché hanno il volto coperto. Alla fine sono riusciti a rubare solo la borsetta della Durì, impossessandosi di poco denaro contante. Ad attenderli, fuori, c'era un terzo uomo, in macchina.