«Noi infermieri massacrati di stress»

Giovedì 18 Dicembre 2014
UDINE - Turni massacranti, con una media mensile di 20-30 ore di straordinari nei reparti ad alta intensità di cura, carenza di personale con 2 assenze al mese per malattia improvvisa e turni sulle 12 ore che non si contano più. «In questo periodo a Udine ci si concentra sulle dinamiche correlate alla messa in opera dei nuovi padiglioni dell'ospedale udinese - fa notare Stefano Giglio, membro della segreteria nazionale del Nursind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche) - Nel frattempo, nonostante si dichiari che si stanno mantenendo in attivo circa 40 unità infermieristiche rispetto ai limiti prefissati, si percepisce un preoccupante disagio e una profonda delusione nel personale in servizio che è sempre più logoro, immotivato e soprattutto con un'età media in costante aumento».
La riflessione degli infermieri è chiara: nei reparti ospedalieri la confusione organizzativa regna sovrana e la cattiva gestione del personale fanno emergere il problema del rischio clinico, così lo stress dei lavoratori si potrebbe tradurre in un danno al paziente. Va fatta una premessa. Ogni azienda è dotata di una struttura che valuta e gestisce il rischio clinico, segnalando errori e problematiche che possono innescare rischi per l'operatore o per il paziente-degente.
A questo si aggiunge la presenza degli Rsl, rappresentanti della sicurezza dei lavoratori, dipendenti che si prefiggono l'obiettivo di valutare ogni aspetto di rischio per i lavoratori e segnalare all'azienda situazioni anomale sia dal punto di vista ambientale che operativo. Detto questo, più volte all'azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia è stato chiesto, durante la valutazione di rischi, di inserire fra le variabili anche l'aspetto dello stress correlato alle attività lavorative, «cosa che l'azienda - dice Giglio - si guarda bene dal fare».
Lo stress del personale, in questo caso degli infermieri, potrebbe incidere negativamente sull'attività assistenziale, creando non solo fenomeni che nel tempo vanno a generare conflitti interpersonali fra i dipendenti, ma anche un aumento del rischio di commettere errori e causare danni al paziente. «Se questi parametri di valutazione venissero introdotti - prosegue - si potrebbe dimostrare meglio come la scarsità di risorse e la presenza di una non corretta gestione delle risorse umane incidono sulla qualità e sulla sicurezza dei lavoratori e sopratutto per i pazienti». Ogni giorno «riceviamo segnalazioni da reparti in estrema sofferenza come il pronto soccorso, l'unità coronarica, la cardiochirurgia, l'ematologia, le sale operatorie e le rianimazioni. Non vi è ambito ospedaliero che non sia in profonda crisi nella copertura dei turni di servizio. Purtroppo quello che duole maggiormente - conclude Giglio - è che tutto questo scatena un aumento dello stress che spesso rischia di essere mal interpretate dall'utenza stessa, ultimo anello debole di una catena ormai logora e a rischio rottura».
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