Le scuse e poi un invito: «Non strumentalizzate»

Martedì 23 Settembre 2014
TREVISO - (P. Cal.) Sposato, tre figli, un lavoro da rappresentante, attivo nel volontariato e in quella beneficenza che si concretizza in fatti concreti e poche parole. E in più la passione per la politica e in particolare per la Lega con cui si è anche candidato al Consiglio alle ultime elezioni comunali. Andrea Della Puppa, segretario della sezione di Maserada, fino a ieri mattina non aveva mai manifestato alcun rigurgito xenofobo. Certo: il suo profilo Facebook è quello di un leghista duro e puro. La foto del profilo dice già molto: un'Italia stilizzata su sfondo verde e come slogan «Bel Paese di m...». E non mancano i post al vetriolo contro Renzi, il centrosinistra, le posizioni contro contro chi commette reati. Tutto però nell'alveo di una legittima opinione politica. Poi quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: i due post razzisti che scatenano le reazioni del web. E per Della Puppa è l'inizio della fine. Si affretta a rimuovere l'oggetto di tante critiche ma ormai è troppo tardi. L'eco delle sue gesta arriva fino a Zaia e Tosi che lo condannano senza alcuna attenuante. E lui tenta anche di giustificarsi con un comunicato volutamente stringato per ridurre al minimo interpretazioni e manipolazioni: «In riferimento alle immagini pubblicate da me ieri in Facebook di cui si parla sui giornali. Certamente non sono razzista e non volevo offendere nessuno ne tanto meno istigare nessun altro. Avevo pubblicato due immagini già eliminate stamattina. Se qualcuno si è sentito offeso ne sono rammaricato e chiedo scusa. Auspico però che ora questa spiacevole situazione non voglia essere manovrata politicamente».
Chi lo conosce bene non sa che pesci prendere. Una simile cadute di stile non è nelle sue corde. La sue posizioni non sono mai state benevole nei confronti di chi delinque e degli irregolari, ma non sono nemmeno mai sfociate in parole o atteggiamenti fuori luogo. Ieri però, attorno a Della Puppa, si è creato il vuoto. Dal partito sono arrivate solo condanne e prese di distanze. Mentre nella sua casella dei messaggi su Facebook si sono accumulate anche alcune minacce. Lui non ha risposto a nessuno. Dopo le due righe ufficiali si è chiuso nel silenzio. La sua carriera in Lega è in bilico: all'orizzonte si profila un provvedimento di espulsione mentre la sua sezione rischia il commissariamento. Di certo lui, all'ultimo anno come segretario, non si potrà più ricandidare.

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