I predoni stangati: «Troppi 30 anni»

Giovedì 20 Novembre 2014
I predoni stangati: «Troppi 30 anni»
Dopo la stangata rimediata in primo grado il 28 marzo scorso, ora sono tutti pronti a chiedere uno sconto di pena. È stato infatti depositato il ricorso in appello (l'udienza è già stata fissata a fine gennaio) da parte dei quattro imputati ritenuti i responsabili della rapina di via Boiago a San Giuseppe del 28 agosto 2013 ai danni della 74enne Bruna Colusso e di quella messa a segno tre giorni prima, il 25 agosto 2013, ai danni di Aldo Basso, 67enne ex meccanico dell'Actv residente a Santrovaso di Preganziol. Il gup Angelo Mascolo, raddoppiando le richieste del pm Gabriella Cama (che aveva rifiutato due richieste di patteggiamento), aveva condannato con rito abbreviato a 12 anni di reclusione il nomade 26enne Tommaso Marinkovic (considerato il capo della banda), a 8 anni il 25enne romeno Gabriel Emanuel Farcas, a 6 anni l'altro nomade di 29 anni Branko Durdevic e a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni il 18enne croato Radoslav Kostic, l'unico dei quattro ad aver collaborato con la giustizia permettendo alla Squadra Mobile di arrestare i due complici che si erano dati alla latitanza. Il ricorso in appello parte proprio da quest'ultimo, difeso dall'avvocato Alessandra Nava: secondo la difesa, proprio in virtù della collaborazione con la giustizia, la pena andrebbe rimodulata al ribasso. Diversa, ma con lo stesso obiettivo, la posizione degli altri imputati: Branko Durdevic e Tommaso Marinkovic, difesi entrambi dall'avvocato Francesco Murgia, e Gabriel Emanuel Farcas, difeso dall'avvocato Stefano Antoniazzi, hanno basato il ricorso entrando nel merito della sentenza negando, a vario titolo, di essere stati gli autori dei due colpi. I quattro, proprio grazie alla confessione di Kostic, erano stati collegati anche a un'altra rapina, quella ai danni di Ada Biscaro, l'84enne di Paese che si trovò faccia a faccia con i ladri il 27 agosto scorso e che, dopo non essersi mai ripresa del tutto da quel fatto, venne a mancare nella notte tra il 28 e il 29 dicembre. Per gli inquirenti però non c'erano sufficienti elementi: nonostante diversi mesi di indagini, le parole del 18enne croato non portarono a trovare i riscontri oggettivi necessari per contestare alla banda anche il terzo colpo.

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