Riforma della scuola, «rinvio di pochi giorni»

Sabato 30 Agosto 2014
Riforma della scuola, «rinvio di pochi giorni»
ROMA - Il progetto di riforma della scuola sarà presentato al prossimo Consiglio dei Ministri. È pronto e non c'è «nessun problema di copertura, anche perché il progetto che abbiamo in mente fa data al 2015. Non l'abbiamo messo oggi per evitare troppa carne al fuoco». Dopo aver gelato le aspettative del mondo dell' istruzione con il rinvio del pacchetto-istruzione, Renzi ieri sera ha rassicurato i delusi. Ma già in mattinata via Twitter rispondendo a un follower aveva scritto: «Tutto il percorso della scuola sarà partecipato. Non la solita riforma calata dall'alto. Aspetta qualche giorno e vedrai». Il premier ha negato tensioni con la ministra Giannini (non invitata alla riunione, fatta al Nazareno perché - ha scherzato - non è iscritta al Pd). Ha spiegato che la riforma della scuola non si articola nella sola stabilizzazione dei precari. Chiediamo - ha detto - di cambiare le regole anche valutando il lavoro degli insegnanti.
Dunque soltanto uno slittamento di qualche giorno che è bastato però a rinfocolare le proteste; ieri sono scesi in piazza Quota 96 e precari con qualche sfottò: «Prima annunciano un'epocale rivoluzione naturalmente solo sui giornali, poi ripiegano su semplici linee guida. Infine niente. Matteo, dai, almeno una slide.....» ha cinguettato il capogruppo dei deputati di Sel Arturo Scotto. E i pentastellati: «Alla prova dei fatti, la baldanzosità di Renzi ha sbattuto il muso contro la dura realtà».
I sindacati rinnovano le loro richieste. Il rinvio del Piano scuola «è utile se finalizzato a dare chiarezza agli orientamenti del governo e ad acquisire tutte le coperture finanziarie necessarie» commenta il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna indicando le tre priorità-urgenze: risorse finanziarie, contratto e precariato. Meno indulgente il leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo che ritiene «sconcertante» che il Governo rinvii gli interventi sulla scuola «dopo aver riempito per giorni le pagine dei giornali».
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