Notte in "cella" singola scrivendo il memoriale

Giovedì 24 Luglio 2014
Notte in "cella" singola scrivendo il memoriale
(segue dalla prima pagina)

Nel carcere di Opera, alla periferia di Milano, l'ex governatore del Veneto, privato del potere e della sua libertà, legge e pensa. Ma soprattutto rimugina su chi lo ha fatto finire in questo guaio, azzerando una lunghissima e ricca carriera politica. E su come dimostrare che le accuse sono frutto di un'invenzione interessata. Lo farà svelando, probabilmente, otto "omissis" sulla sua ex collaboratrice a Palazzo Balbi.
Per questo non ha smesso il lavoro di stesura di un memoriale che annuncia elementi inediti rispetto alla memoria difensiva che aveva inviato alla Camera, ma non ai Pm, come segno di contestazione contro la decisione della Procura di Venezia di non interrogarlo prima del via libera all'arresto. A quelle carte Galan ha cominciato a lavorare subito, dopo la retata del 4 giugno. Le ha arricchite durante la degenza all'ospedale di Este. Martedì, quando i finanzieri sono andati a prenderlo a Villa Rodella, ai piedi dei Colli Euganei, è cominciata per davvero la partita giudiziaria, finora giocata con dichiarazioni ai giornali e proclami in Parlamento. Una partita dura, spietata, una guerra di logoramento, quella che Galan sta già combattendo in una "camera di pernottamento", com'è chiamata la stanza singola del Centro diagnostico terapeutico della prigione di "Opera" dove si trova dall'altra notte.
Galan ci è arrivato all'1, dopo il viaggio assistito da un medico e due infermieri, durato due ore e mezzo. L'ambulanza era scortata da un'auto della Polizia pemitenziaria e da due atuto della Finanza. "Opera" è una struttura imponente, moderna. Vi sono ospitati tanti famosi detenuti, come il compagno Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, in attesa di giudizio per l'inchiesta sulll'Expo 2015. Per non parlare dei mammasantissima della Mafia, come Totò Riina. Perchè, al di là dell'aspetto ordinato e lindo del braccio sanitario dove il parlamentare è stato sistemato, e del trattamento da malato che riceve, quello è un carcere a tutti gli effetti, di massima sicurezza. Dopo aver trascorso una notte tranquilla e dopo i primi adempimenti medici, come il controllo periodico dell'evoluzione del diabete, ieri l'ex governatore si è messo al lavoro. Il memoriale è una specie di arma segreta che oggi finirà di leggere quando gli farà visita l'avvocato Niccolò Ghedini, anch'egli parlamentare di Forza Italia, nonchè storico difensore di Silvio Berlusconi, che lo assiste assieme all'avvocato Antonio Franchini.
I tempi lenti della detenzione consentono di calibrare le parole, studiare le mosse, preparare gli appuntamenti. Oggi l'avvocato, domani il giudice, il faccia a faccia con il gip. Non il veneziano Alberto Scaramuzza che lo ha spedito in carcere, ma la milanese Cristina Di Censo, delegata all'interrogatorio di garanzia. Galan ha deciso di resistere al carattere irruento e impulsivo che lo indurrebbe a replicare verbalmente alle accuse. Per questo tacerà, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Eppure metterà sul tavolo un dossier pesante.
La firma è di suo pugno. I contenuti concordati con i legali. Quali gli elementi nuovi? Si può ipotizzare che siano indirizzati soprattutto verso i suoi accusatori, Giovanni Mazzacurati ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato dell'Impresa Mantovani e Claudia Minutillo, sua ex segretaria in Regione Veneto. È a loro che si riferiva quando, lasciando l'ospedale di Este, aveva dichiarato: «Sono incazzato, molto, ma molto, contro chi sapete». La memoria difensiva mai consegnata ai magistrati cominciava proprio con un affondo contro i tre che lo accusano di una colossale corruzione. Nel memoriale è probabile che rincari la dose e che cominci a svelare quegli otto "omissis" che appaiono nelle pagine del documento firmato il 20 giugno scorso. Galan aveva detto che avrebbe spiegato cosa contenevano solo al giudice. Ora è arrivato il momento. Chiarirà le ragioni «gravi e molteplici» che dopo quattro anni di collaborazione lo indussero a licenziare la segretaria. Ma ribalterà anche l'accusa di aver chiesto finanziamenti per Forza Italia, visto che i coordinamenti regionali non avevano capacità di spesa. E lo farà sempre riferendosi alla Minutillo, svelando le ragioni caratteriali e di comportamento che segnarono la frattura con la segretaria. Un capitolo inedito, un punto di partenza per una difesa che appare tutta in salita.
Giuseppe Pietrobelli

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