Nella manifestazione di Cgil e Sel va in scena la spaccatura della sinistra dei democratici

Sabato 25 Ottobre 2014
Facile dire «aderisco». Venne il giorno della Cgil in piazza, e per la sinistra tutta, del Pd in particolare, è diventato un giorno di sofferenza. Ci vado, non ci vado, mi faccio vedere, vado altrove, aderisco con riserva, punto alla terza via, né con la Cgil né con la Leopolda. «L'unica cosa che si è capito è che è una manifestazione contro il governo», taglia corto Paolo Gentiloni, renziano di combattimento. Ma tant'è.
C'è chi ci va convinto, sperando che sia solo l'inizio di una resa dei conti nella sinistra politica. I Civati e i Fassina, c'è da scommetterci, già da stasera diranno che bisognerà trovare uno sbocco politico a tutta quella gente scesa in piazza, e nel linguaggio sinistrorso d'antan questo è l'inizio di una scissione, della formazione di qualcosa alla sinistra della sinistra, l'ipotesi Linke tedesca in salsa italica, non a caso il duo Civati-Fassina è già dato con un piede fuori dal Pd in direzione Sel. Ai due sinistri più decisi cercano di fare da freno i Cuperlo e i bersanian dalemiani di Area riformista, che dopo giorni di dibattiti, riunioni, riflessioni, tira e molla, hanno optato per stilare un bel documento di adesione al corteo «ma non contro il governo, bensì per cambiare e migliorare la manovra», come spiega Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e tra gli estensori del testo. «Io ci sarò in piazza, ma non contro il governo, il mio governo, bensì per migliorare Jobs act e manovra», spiega Gianni Cuperlo, che poi aggiunge sorridendo, «ci vado anche perché voglio il socialismo».
Non ci sarà nessuno dei segretari del Pd né dei Ds, non Bersani, né Veltroni, Franceschini, D'Alema; l'unica eccezione è Epifani, ma la sua partecipazione è più in quota ex sindacato che ex leader di partito. Anche perché nella sfilza di ex leader sindacali in piazza, è capitato di vedere anche questa, Cofferati e Bertinotti uniti nella lotta, loro che quand'erano in Cgil non si son mai sopportati.
Non è finita. La diaspora della minoranza pd continua con le defezioni più o meno giustificate: il dalemiano filo renziano in segreteria, Enzino Amendola, si trova in Cina in visita ufficiale assieme al presidente del partito Matteo Orfini, nessuno dei due si sarebbe fatto vedere, ma così hanno pure evitato di dover partecipare a stesure di documenti, men che meno sottoscriverli. Poco entusiasmo anche tra gli intellettuali. Nel pomeriggio si vede alla Camera Beppe Vacca, e a domanda risponde pronto «ho da finire un libro su Togliatti», saluta, sorride, e se ne va a un convegno sul ”futuro del libro”. Su tutti vigilerà attento il servizio d'ordine della Fiom: pare abbiano organizzato un servizio accoglienza non precisamente calorosa per quei parlamentari che si facessero vedere al corteo dopo che hanno votato la fiducia al governo.

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