MAREMOTO sul Mose

Mercoledì 30 Luglio 2014
PADOVA - È nera, ma non per la smagliante abbronzatura che ostenta. Gli occhi sono fiammeggianti per la rabbia, repressa soltanto dalla decisione di non rilasciare dichiarazioni. Claudia Minutillo è di umor nero mentre sul far della sera, sotto una pioggerellina stizzosa, si infila nello studio del suo difensore, l'avvocato padovano Carlo Augenti. «Sono arrabbiata, anzi indignata per quello è stato scritto e detto su di me». Evidente il riferimento ai contenuti del memoriale di Giancarlo Galan, che l'accusa di una doppia infedeltà. Essersi intascata 500 mila euro, nel 2005, ricevuti da due imprenditori-amici del governatore che volevano finanziarne la campagna elettorale. E aver gestito, a fini di potere e di ricchezza personale, persino l'agenda di lavoro del capo della giunta veneta, con una specie di ticket che doveva pagare chi era in lista d'attesa, per essere ammesso davanti al Doge.
«È falso, è tutto falso». Poche parole, ma sono già l'annuncio di una battaglia che sarà lunga e senza esclusione di colpi. Anche perchè i telegiornali hanno appena alcune significative smentite di presunti finanziatori. Le borse da manager che tiene in mano sono probabilmente piene di documenti, le armi del nuovo combattimento. Se Galan pensava che avrebbe tagliato le unghie (laccate di rosso) della sua ex collaboratrice, si sbagliava. La reazione è veemente, seppur controllata dallo sforzo di ragionare. Evidente il tentativo, oltre la comprensibile tempesta emotiva, di ribattere colpo su colpo a quello che appare profilarsi sempre più come un fumettone politico, dove un uomo e una donna - legati solo dalla gestione di una stagione di potere - si stanno menando reciprocamente dei grandi fendenti. Ha cominciato lei un anno fa con i primi verbali, che ora hanno portato Galan nel carcere di Opera. Ha replicato lui con la scrollata all'albero della cuccagna di un bel tempo che fu, nella speranza di dimostrare che lei si è inventata tutto.
Ma a dargli del diffamatore è, invece, lei. O meglio il suo avvocato, che in punta di legge parla in nome e per conto della sua assistita. Avrebbe una voglia matta, la bella signora, di dire tutto quello che le passa per la testa. Che non c'è nulla di vero in quel memoriale, almeno sul suo conto. Oppure di raccontare come e perchè venne messa alla porta, dopo quasi cinque anni di lavoro indefesso. Che aveva altre cose per la testa che chiedere soldi a chi voleva incontrare il governatore. E forse avrebbe anche voglia di domandare a Galan perchè fa l'elenco di imprenditori generosi, ma che non contano nulla con gli affari della Regione. Infatti, non ce n'è neppure uno che si occupi di sanità o di grandi opere.
«Se la Procura riterrà di chiamarci a spiegare, a seguito del memoriale dell'onorevole Galan, non abbiamo nessun problema e siamo pronti a rispondere... - dichiara l'avvocato Augenti - ...per dire che non è assolutamente vero, non ci sono "pizzi" di nessun genere. Tutto i soldi che ha ricevuto sono andati al fine per cui erano stati consegnati». Insomma, «non si è messa in tasca soldi, nè dai due imprenditori citati, nè da nessun altro. E il nome di uno dei due non le dice proprio nulla, non ricorda nemmeno di averlo conosciuto». Le parole di Galan avranno dei riscontri con qualche testimonianza? «È meglio non fare commenti al riguardo, perchè quelle circostanze non corrispondono a verità».
La scelta della difesa, concordata da Claudia Minutillo, è quella di aspettare i luoghi e i tempi della giustizia per ribattere nel merito. È pronta anche a un confronto? «Certo, ma non credo che glielo facciano fare in questa fase, caso mai al dibattimento». Claudia Minutillo sembra non capire tanto accanimento di Galan verso di lei. «Mi pare che l'impianto accusatorio abbia retto - spiega l'avvocato Augenti - che le chiamate di correo, non solo della signora Minutillo, ma anche degli altri indagati, siano state riscontrate».
Ma il ragionamento gira pure attorno ai numeri. In una campagna elettorale un candidato fa i conti con il budget. Dal memoriale emerge che Galan nel 2005 avrebbe ricevuto finanziamenti illeciti per circa 350 mila euro, mentre la sua segretaria se ne sarebbe intascati 500 mila, forse 700 mila se sono veri i 200 mila euro che Piergiorgio Baita dichiara di averle consegnato all'hotel Santa Chiara. «Non è credibile che un imprenditore paghi cifre del genere senza aver prima concordato il versamento con l'interessato» insinua l'avvocato. Come dire che Galan non poteva essere all'oscuro di ciò che stava maturando nel retrobottega della campagna elettorale, anche perchè lui stesso ha ammesso di aver ricevuto personalmente dei denari.

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