Ma Prodi resta il più gettonato

Lunedì 22 Dicembre 2014
ROMA - «Io Romano Prodi l'ho votato nel 2013, non avrei nessuna difficoltà a rivotarlo». Roberto Speranza la butta lì. Il capogruppo del Pd alla Camera non si tira indietro. Se c'è uno che per buona parte dei grandi elettori del Pd sa «tenere in mano il volante, come si augura Pier Luigi Bersani sappia fare il prossimo capo dello Stato, è proprio lui. Malgrado l'ex presidente del Consiglio anche ieri - e per bocca di Sandra Zampa parlamentare vicina al Professore - continui a dire di «non essere interessato», non c'è dubbio che Prodi continua ad essere il candidato più gettonato ed evocato. Tra chi sostiene che il Professore è una risorsa e chi lo ritiene un problema per Renzi, sembrano però avere ragione questi ultimi. È infatti certo che l'ex presidente della Commissione non è nelle simpatie del centrodestra, sia nella versione berlusconiana, sia dal lato del partito di Alfano che, quando evoca candidati «senza spilletta di partito», si riferisce proprio all'ex premier. Se però la candidatura del Professore diventa il modo per innervosire la maggioranza e far saltare il patto del Nazareno, gli spazi per i franchi tiratori potrebbero aumentare. Il premier sostiene che di Quirinale si occuperà un secondo dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano. Nel frattempo rilancia il confronto con tutti e cita tutte le volte che il capo dello Stato è stato eletto grazie anche a Berlusconi. Il Rottamatore fa però di tutto per tirarsi fuori dal ”fanta-Quirinale” che impazza da giorni. Le manovre sono però ormai in corso da tempo. Renzi ha già detto di voler riunire partito e gruppi in assemblea per cercare la compattezza che mancò l'ultima volta. E' però anche vero che da qualche tempo il premier non esclude, come fece, i candidati sconfitti che entrarono in competizione poco più di un anno fa (Prodi, Marini e Rodotà). Il Professore, suo malgrado, c'è e Speranza ne è talmente consapevole da mettere le mani avanti rispetto ad una strategia che vorrebbe mandare a vuoto i primi tre scrutini (votando scheda bianca) per poi esprimere al quarto il candidato da eleggere a maggioranza semplice.

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