«I soldi di Mazzacurati? Nel calderone di famiglia»

Sabato 2 Agosto 2014
«I soldi di Mazzacurati? Nel calderone di famiglia»
Quando l'avvocato si trasforma in accusatore. Lo hanno fatto, nella memoria per il Tribunale del Riesame, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, che assistono Giancarlo Galan. Non sono andati solo all'attacco dell'ex segretaria Claudia Minutillo, ma hanno piazzato una serie di cariche esplosive anche sotto la credibilità di Giovanni Mazzacurati, l padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova.
Il grande dispensatore di soldi, raccolti con false fatturazioni, era lui. Ma finiva tutto a politici, boiardi di Stato, controllori che non controllavano il Mose? I difensori hano trovato nelle centomila pagine di verbali e intercettazioni le tracce di un uso personale di quel denaro. E spiegano che ce n'è abbastanza per ritenere che Mazzacurati ne abbia speso parecchio per spese di famiglia, bisogni dei figli, per una casa in piazza di Spagna a Roma. Per questo non sarebbe credibile.
«L'ing. Mazzacurati dichiara che l'odierno indagato (Galan, ndr) percepiva dal Consorzio una somma pari, all'incirca, a un milione di euro. In verità riferisce di moltissimi altri soggetti "sovvenzionati" dal Consorzio, ma tace circa le proprie illecite appropriazioni». Così scrivono Franchini e Ghedini, citando altri imputati.
Pio Savioli, nel direttivo del Consorzio e collaboratore del Coveco, interrogato dal Pm Paola Tonini, disse: «Questa non è una novità, Dottoressa. A questo punto possiamo incominciare a dire: io ho la convinzione, purtroppo non precisa, ma credo di andarci abbastanza vicino, che molti soldi di queste provviste restavano a Venezia Nuova, ergo all'ing. Mazzacurati». E aveva specificato: «Credo che alcune provviste che ho portato, per esempio alla figlia di Mazzacurati una volta, siano finite nel calderone della famiglia...». Ancora Savioli, riferendosi a Fulvio Boscolo che consegnava il "nero" al Consorzio: «Non so neanche se lui li dava a Neri oppure direttamente a Mazzacurati, per usi civili di Mazzacurati, tanto per parlarci chiaro».
E c'è un altro Boscolo - Stefano "Bacheto" - che rivela: «Savioli mi diceva che Mazzacurati era una persona che aveva spesso bisogno di soldi perchè aveva una famiglia numerosa, una famiglia costosa, che aveva il figlio che era regista e che lo aiutava e che quindi aveva bisogno di denaro continuamente». Aggiunta per cinefili: «Una volta come battuta mi ha detto: "Beh servono per pagare il Toro" il famoso film di Abatantuomo... il regista era il figlio di Mazzacurati». Qualche prova concreta? «Sì, parliamo della fattura di Mazzacurati di 300 mila euro. Un giorno mio padre mi disse: "È venuto Savioli e ha detto che Mazzacurati ha bisogno di soldi. Trova un cantiere della Cooperativa San Martino che non sia riferibile al Mose... E così Mazzacurati fece la fattura di 300 mila euro». Soldi per tangenti? «Non lo so. Credo che questi erano personali, perchè se erano della sua società...».
Dalle intercettazioni emergono due fatti ulteriori. Il primo è l'acquisto di una casa a Roma, in Piazza di Spagna. Mazzacurati dice alla moglie: «Anche se in questo momento non abbiamo tutti i soldi abbastanza, bisogna fare un po' uno sforzo di fantasia no? ... io penso però che mescolando dentro il Consorzio in una certa forma penso che mi riesca...». La difesa Galan individua un possibile canale di questo finanziamento per uso personale: fatture per consulenze inesistenti. «Le somme passerebbero poi nella disponibilità del Mazzacurati».
Affondo finale, una telefonata dell'ottobre 2010 con la figlia Elena. «Dal tenore della conversazione si evince come la figlia spinga il Mazzacurati a chiedere, probabilmente, un anticipo di 400.000 euro al Consorzio Venezia Nuova per far fronte a diverse spese. Tale anticipo sarebbe auspicabile "... perchè sennò poveretto ti tocca metterti lì a pensare cose... papà sennò è un po' un problema"».

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