Galan, ecco i dieci

Martedì 29 Luglio 2014
E' lei la ladra. Non lui. Lui l'ha licenziata perchè rubava. Centinaia di migliaia di euro, non due palanche. E l'ha allontanata senza denunciarla perchè aveva paura che parlasse. E adesso parla lui. Eccome se parla, Giancarlo Galan. Parla e accusa soprattutto Claudia Minutillo, la donna che per 4 anni è stata ben più della sua ombra, quando era il potentissimo Governatore del Veneto.
A leggere la parte ancora segreta del memoriale di Galan - la parte ancora coperta dagli omissis - si scopre che la linea difensiva è duplice. Da un lato Galan ammette per la prima volta di aver preso soldi in nero, ma assicura di averli usati esclusivamente per pagare le campagne elettorali. Non come la Minutillo che li ha presi per tenerseli. E se anche Galan parla di contributi ormai coperti dalla prescrizione, sempre di tanti soldi e tutti in nero si tratta. «Ricordo che alcuni imprenditori consegnavano i denari alla Sig.ra Minutillo ed altri invece direttamente a me.»
DIECI UOMINI D'ORO

Ma chi sono i finora segreti "contributori"? Galan si ricorda dieci nomi e per quanto riguarda le cifre va a spannoni perchè, si sa, quando sono tanti, 10 mila euro in più o 10 mila in meno, come si fa a memorizzare? L'autoaccusa di Galan comincia elencando il nome di Rinaldo Mezzalira «che mi pare versò 50 mila o 100 mila euro». Poi «Giacomo detto Carlo Archiutti (ex senatore trevigiano di Forza Italia, ndr)(costui riuniva i contributi di vari suoi amici) che versò 200 mila euro». Questi due contributi sono stati versati direttamente nella mani della Minutillo - spiega Galan mentre Giovanni Zillo Monte Xillo (128 anni di rinomati cementifici del padovani) ha consegnato la mazzetta di quattrini direttamente a lui. «50 mila euro - ricorda Galan - Mario Putin invece tra i 10 mila e i 20 mila euro, Mario Moretti Polegato (mister Geox) 20 mila euro, Ermanno Angonese tra i 5 mila e i 10 mila euro, Gianni Roncato 17 mila euro, Angelo Gentile (il patron del porto turistico di Jesolo) tra i 5 mila e i 10 mila euro". Dunque, nella lectio minor di questi contributi stiamo parlando di 357 mila euro. Tutti rigorosamente in nero. Ma adesso viene il bello.
SPARISCONO

500 MILA EURO


«Ebbene - scrive Galan nel suo memoriale segreto consegnato alla Procura delle Repubblica di Venezia - rammento perfettamente che in quei mesi di campagna elettorale la sig.ra Minutillo si appropriò indebitamente di alcune somme consegnate alla stessa da altri imprenditori, denari destinati, come detto sopra, per finanziare la mia campagna. Mi riferisco nello specifico agli imprenditori Piero Zannoni e Andrea Mevorach». Galan viene a scoprire quasi per caso che i due hanno messo mano al portafogli e in modo consistente visto che Zannoni ha contribuito con 200 mila euro e Mevorach con 300 mila. Ma quei 500 mila euro non sono serviti, secondo Galan, a pagare manifesti e cene, comizi e volantini, ma scarpe di marca, lampadari, borsette e gioielli. La prova? Galan dopo la campagna elettorale incontra i due imprenditori. Li ringrazia, ironicamente, per l'aiuto che gli hanno dato. «Fosse stato per voi...» - deve aver detto più o meno Galan ai due che non solo si stupiscono, ma giurano di essersi svenati per lui. Ed ecco il colpo di scena.
I NUMERI DI SERIE

DEI SOLDI


Andrea Mevorach infatti, uomo a dir poco prudente, è in grado di provare quel che dice. «Ricordo che incontrai Mevorach a Rovigno, in Croazia e in quell'occasione mi mostrò i numeri di serie dei denari consegnati alla Minutillo». Mevorach, proprietario dell'ex Feltrificio veneto è l'imprenditore che anche recentemente ha siglato un accordo milionario con il Comune di Venezia per lo spostamento sulle sue terre del Mercato ortofrutticolo di via Torino, acquistato a suo tempo dalla Mantovani di Baita. Ebbene, Mevorach mostra a Galan i numeri di serie delle banconote. Quando si dice la fiducia...
Ancora sulla Minutillo, che diventa il bersaglio principale degli strali di Galan. L'ex Governatore ricorda la «forte contrapposizione anche caratteriale tra mia moglie e la Minutillo» e fa cenno all'inclinazione «di quella donna - la definisce così - a gestire in prima persona come propri ed esclusivi molti rapporti con interlocutori pubblici e privati, senza riferirmi alcunché».
LA DOGARESSA

Insomma Claudia Minutillo si sentiva sul serio una dogaressa e non una semplice segretaria. «Scoprii altresì che la mia odierna "accusatrice" era, in quegli anni, "a libro paga" dell'imprenditore Renato Pagnan (padovano con interessi nel rodigino) a favore del quale seguiva tutte le vicende societarie all'interno della Regione.» Non basta ancora. Secondo Galan la Minutillo non si lasciava sfuggire nemmeno i rivoli dei fiumi di denaro che arrivavano sottobanco in Regione e si faceva pagare "un ticket", come al pronto soccorso, a chi voleva ottenere un appuntamento con Galan - «e ciò per lucrare vantaggi economici e per avere maggior potere politico». E Galan dice di poter provare che questo sia avvenuto. «L'avv. Gianandrea Rizziera, con il quale avevo un buon rapporto non era mai riuscito ad incontrarmi e a parlarmi (e non si è trattato di un caso sporadico)».
«NON L'HO DENUNCIATA

PER PAURA»

Ma perchè non l'ha denunciata? «Avevo timore che la stessa potesse raccontare che per la campagna elettorale del 2005 avevo ricevuto dei finanziamenti non dichiarati.»
Per il resto il memoriale si sofferma su Baita «non ho mai ricevuto denari dall'ing. Baita» e Mazzacurati «mai da lui nulla ho ricevuto». Segue una difesa strenua di Renato Chisso - che ieri ha compiuto 60 anni - «il miglior assessore di tutte le mie Giunte» e di Paolo Venuti, il suo commercialista. Il memoriale si conclude con la puntigliosa ricostruzione dei quattrini spesi per la ristrutturazione della sua villa.
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